Biblioteca digitale e-book dei grandi classici della letteratura Umberto Boccioni Taccuini futuristi www.romanzieri.com www.romanzieri.com 9 giugno 2002 Con particolare ringraziamento a Laura Rinaldi per aver digitalizzato e donato il testo Il tuo palmare e centinaia di e-book a soli 21 0 euro? http://www.superlibri.com/shop Abbonati a Strade Bianche di Stampa Alternativa, la prima collana editoriale in Italia che puoi leggere solo in e-book http://www.romanzieri.com/stampalternativa Primo Taccuino (gennaio-settembre 1 907) 6 gennaio 1907 Da Diego Siccardi - Sera - Padova ... Egli ha a poco a poco ottuso con lo svolgersi della logica la sua sensibilità artistica: così che per ritrovarla egli deve riascendere verso le fonti, riconoscere i gradi del passato, riandare le vie corse dagli altri, restituire (o ricostituire?) a forza di affinare la sua coscienza. Pastonchi Pensato molte volte. 15 gennaio 1907 Dumas figlio racconta che certe notti per le strade di Marsiglia Liszt gli montava su le spalle per istaccare le insegne e gli "appigionasi." Innalzare su le basi de la verità il tempio dell'ideale a G. d'Annunzio. Pastonchi Leggendo le lettere ad A.F. ho trovato con la data 25 novembre 1904 queste parole: "Non sarà forse quest'anno, ma al prossimo ricomincerò a delineare la vera lotta di invidie, di rancori, e tutto il bel bagaglio di debolezze che portiamo con noi." Un anno dopo partivo per Parigi e... tutto il resto!!! Carbonato di Guaiacuolo. Prof. Montesano Roma 19 febbraio 1907 Questa mattina, a letto, leggendo Carducci, ed osservando la sua lenta e meravigliosa evoluzione poetica pensavo alla mia miseria, alla mia mancanza di visione netta, di metodo, di tutto. Poi ho sperato che questo studio sparso oggettivo disordinato possa essere una preparazione. All'ideale d'arte che si va per quanto ancora debolmente maturando in me. 8 marzo 1907 Ho letto che una caratteristica nei sofferenti di nevrosi è la fobia dei contatti e dei rapporti... 14 marzo 907 Sono stato in campagna per lavorare e non ho trovato nulla. Le solite linee mi stancano, mi nauseano sono stufo di campi e di casette. E pensare che appena arrivato a Padova ne ero entusiasta e speravo. Bisogna che mi confessi che cerco, cerco, cerco, e non trovo. Troverò? Ieri ero stanco della gran città, oggi la desidero ardentemente. Domani cosa vorrò? Sento che voglio dipingere il nuovo, il frutto del nostro tempo industriale. Sono nauseato di vecchi muri, di vecchi palazzi, di vecchi motivi di reminescenze: voglio avere sott'occhio la vita di oggi. I campi, la quiete, le casette, il bosco, i visi rossi e forti, le membra dei lavoratori, i cavalli stanchi ecc. tutto questo emporio di sentimentalismo moderno mi hanno stancato. Anzi, tutta l'arte moderna mi pare vecchia. Voglio del nuovo, dell'espressivo, del formidabile! Vorrei cancellare tutti i valori che conoscevo che conosco e che sto perdendo di vista, per rifare, ricostruire su nuove basi! Tutto il passato, meravigliosamente grande, m'opprime io voglio del nuovo! E mi mancano gli elementi per concepire a che punto si è, e di cosa si ha bisogno. Con che cosa far questo? col colore? o col disegno? con la pittura? con tendenze veriste che non mi soddisfano più, con tendenze simboliste che mi piacciono in pochi e che non ho mai tentato? Con un idealismo che mi attrae e che non so concretare? Mi sembra che oggi mentre l'analisi scientifica ci fa vedere meravigliosamente l'universo, l'arte debba farsi interprete del risorgere poderoso, fatale d'un nuovo idealismo positivo. Mi sembra che l'arte e gli artisti siano oggi in conflitto con la scienza... C'è un malinteso. È vero questo che dico o mi sbaglio? È una verità che se fantasticamente potessi andare in luogo affatto nuovo dopo un lungo studio farei cose nuove. Ora io mi sento frutto del mio tempo e mi sembra che qui in Padova tutto sia vecchio. Questa sensazione la allargo a tutta l'Italia, quasi, meno un po' dell'alta e ne tiro la conclusione che si vive fuori d'ambiente. L'epoca nostra febbrile fa vecchio e in disuso quello che è stato fatto ieri. Cosa può inspirare se non della semplice tecnica un ambiente che non vive d'oggi? In Italia mi sembra tutto in disuso: un enorme museo per le cose d'arte, un'enorme bottega da rigattiere per quelle d'uso. Le vie, le linee, le persone, i sentimenti sentono di ieri con l'aggravante, dell'odore indefinibile dell'oggi. Noi viviamo in un sogno storico. Questa è la delizia dei forestieri che vengono giustamente a riposarsi, ma fa fremere me al pensiero che gli storici nel secolo XX non parleranno di Italia. 18 marzo 907 Dans le silence de la retraite, rien ne semble plus triste que l'esprit du monde. L 'homme solitaire a besoin qu'une émotion intime lui tienne lieu du mouvementqui lui manque. M. e De Staél Questi giorni ho lavorato abbastanza, ma sempre alla ricerca di un'abilità coscienziosa ed espressiva anche, ma nient'altro che abilità. Anche qui mi trovo debole. ... Je me presse de rire de tout de peur d'ètre obligé d'en pleurer. Beaumarchais, Figaro 20 marzo 907 Concorso R. Accademia B. A. Firenze - Premio Ussi - L. 16.000. Per febbraio 1909. Invio entro il 20 dicembre 1908. Quadro ad olio. Libertà di soggetto e dimensioni. Franco di spesa. Via Ricasoli 54 R. Accademia. 23 marzo 907 Non lavoro da qualche giorno. Ho fatto qualche piccola orgia... e mi ritrovo un po' fiacco e come illanguidito con qualche dolcezza. Domani o dopo ricomincerò a lavorare. Ma vorrei trasformarmi, trasformarmi, in alto in alto in alto! ... Come ho osservato altre volte il giorno dopo a un giorno di festa (come ho detto sopra) mi sento spinto alla contemplazione (oziosa forse) e alla costruzione di quadri che nemmeno sogno quando sono allo studio oggettivo della Natura. Il piacere mi allontana dalla Gran Madre? Non so spiegare niente! 25 marzo 907 Sono al Santo per sentire della Musica-Sacra. Oggi per la prima volta ho lavorato una mezz'ora e con piacere ho constatato un miglioramento. Comincio a frenare di più l'occhio nei particolari a vantaggio dell'insieme. Mi sembra di acquistare una certa serenità nella vita. Or ora ho pensato quale cosa meravigliosa sono e saranno le religioni. La religione mi sembra la espressione più profonda dell'aspirazione e della perplessità umana di fronte all'infinito. E pensare che ho sempre combattuto la religione cattolica. Comincia la musica. 27 marzo 907 Sono stato ieri sera ad un concerto e ho capito abbastanza... Continuo a non lavorare e a non esserne molto addolorato... Questa sera assisto ad una conferenza di Venturi su Donatello e sono disattento e faccio il cicisbeo con una dama. Sono sempre molto in basso. Venturi è monotono ma pieno di amore. 28 marzo 1907 Questa sera ho conosciuto il prof. Cosmo dimorante a Torino e che s'occupa di studi Francescani. Ha una testa fratesca molto dolce non so fino a dove arrivi la sua potenza. Abbiamo parlato molto. Gli ho raccontato le mie pene e i miei dubbi eterni. Sembrava comprendermi... Abbiamo parlato molto d'Arte. Mi ha consigliato a concretare... che cosa? Se non ho nulla nel cervello? se non amo nulla e rido di tutto? Di pittura ne parla come un letterato. Non devo avergli fatto cattiva impressione. I miei viaggi attraverso l'Europa l'hanno sbalordito. Ho cercato come sempre di concretare le idee sparse che mi sfiorano quando sono solo ma non ho trovato nulla di nuovo. Analisi, analisi di tutto. Intravedo e devo studiare sempre. Questa è la conclusione. Osservo che mi diverto ad esporre con bella forma le sottigliezze della mia analisi. Come si ripete da diverso tempo la musica mi tiene occupata la mente come non m'era mai accaduto. Intuisco Beethoven e afferro quasi tutto Wagner. Sogno di dare ai miei quadri la forza suscitatrice della Musica. Accennare con la forma ai voli dell'anima. Quest'idea mi venne la prima volta al Luxembourg a Parigi, agosto 1 906. Mi ero proposto poiché stavo per partire per la Russia di fare appena arrivato a Tzaritzin un quadro intitolato: Visioni del Volga. Non ho mai fatto nulla. Dovevano esservi cammelli, mugik, Volga e altre cose. Certo Balla è seriamente intaccato ma sono lontano dal liberarmene interamente. Ieri mattina è partita Mammà e io sono solo e bouleversé. 30 marzo 1907 1 Lidia Borelli Ancora non lavoro!* Ho veduto ieri una giovane attrice 1 tanto elegante, Lidia Borelli da farmi credere che se potessi studiare su quella donna potrei forse trovare quello che cerco. Quella o anche un'altra purché abbia in sé tutta quella musicalità di movimenti che io trovo nelle donne eleganti del XX secolo. Mi sento attratto molto verso le forme di vita elegante. Tutto è per me elegante quando trovo quell'armonia di linea che mi fa sognare come con le note musicali. Ieri ho veduto un vinaio in una posa che mi rammentava il Perseo e non aveva nulla da invidiare ad una statua greca. Sembrerebbe un'eresia estetica a un pauroso del presente, ma affermo assolutamente che le pieghe dei calzoni, della giacca, del gilet valevano in musica una anatomia greca. * Ho veduto volare un piccione, e come sempre mi è venuta l'idea che nell'arte moderna si sia obliata la poesia che io chiamerei dell'attimo. Pochi quadri moderni che esprimano modernamente (nel senso più assoluto) il cadere d'una foglia, il volo d'un uccello, l'intimità di un piccolo angolo vivente, l'armonia di una nuvoletta sul profilo delle cose ecc. e tutte quelle sfumature particolari del grande insieme universale che commuove nei quadri passati. Mi sembra che si creda che tutto questo nuoccia alla abilità e alla impronta d'abilità che si vuole ostentare nei quadri. Aveva ragione Segantini di dire di ritornare all'umile margherita del prato lasciando le arie di abili artistoni. Se si vuol trovare oggi qualche amore nelle cose bisogna cercarlo oltre che in qualche pittore di quadri, in qualche decoratore od ornatista. E quel che mi sembra più sbagliato è che l'idea decorativa vada disgiunta dal quadro, ed è più mostruoso ancora che l'una sia inferiore all'altro. Mi ricordo un quadro del Luini e in molti altri di cui non ricordo l'autore dove sul muro si arrampicano delle lucertole. Questo particolare mi sembra accennare ad un mondo di poesia tanto grande come qualunque forza di pennellata che abbracci una figura dall'alto al basso o come si vuole. Ho letto un articolo illustrato sul Ghiberti e gli ornati ad una delle sue porte famose. Ebbene gli schizzi riproducenti gli ornati di frutta e uccelli mi hanno fatto ritornare con violenza su l'idea che i miei quadri devono avere nel mio tempo quella religiosa osservazione di particolari, quella meravigliosa unione di vero e d'ideale, quella serena glorificazione che da un insieme grandioso e dolce deve penetrare sino alla tenue intimità del particolare più umile. 5 aprile 1907 Sto per partire per Venezia. Padova non mi attrae. Come città di provincia mi spaventa restarvi con la lotta economica. In mezzo a tutti questi piccoli proprietari l'essere povero è un delitto più che altrove. Inoltre l'ambiente fa sì che non si ammira uno che può diventare. Lavoro mi sembra di progredire in abilità ma sono sempre allo stesso punto con la costruzione del quadro. Speriamo. L'8 febbraio (stile russo) alla mia amica Augusta Petrovna è nato un bambino. Felicità a tutti e due. Sembra che Amelia si sia fidanzata. Se fosse finalmente quello che la può far contenta, se non felice. Mammà deve essere fuori di sé dalla gioia. Felicità anche a loro! A me non resta che la constatazione della mia nullità e della mia miseria. "Signore lasciate ch'io guardi il mio cuore e il mio corpo senza disgusto!" Baudelaire. 8 aprile 907 ... E poi qual terribil vita quella di chi ama questa immane statua bronzea, come fredda all'amplesso!, su dirupato monte! È una strada infinita, di cui ogni passo è un dubbio. Credete che egli avesse la certezza e la sicurezza? Il Poeta la cercava ogni giorno, senza forse trovarla mai! Il creatore non è pago, voi sapete se non di dire che buono è quel ch'ei fece. E lo diceva egli mai a sé questo creatore? Egli ne interrogava ansiosamente e pudicamente gli altri. Tutti abbiamo veduto anche dopo che egli aveva detta alcuna delle sue pur mirabili creazioni, lui sospeso aspettare l'approvazione, e quando trovava - e trovava spesso, credete - non che la approvazione, l'applauso, il grido, il delirio, esser felice il divino fanciullo per un quarto d'ora; e poi ridubitare e riaccigliarsi e rinfoschirsi. Commemorazione in Pietrasanta di G. Carducci-Pascoli. 20 aprile 907 Sono a Venezia da dodici giorni. Sono abbastanza forte. Vivo regolarmente e lavoro. Alla sera vado alla Biblioteca Querini Stampalia e leggo. Ora ho un libro di Ruskin: Venezia. È quale lo immaginavo, ma troppo volto al passato. 26 aprile 907 Sogno veneziano. 28 aprile 907 Ricetta per acquaforte fornitami dal sig. Zezzof di Venezia. Torchio - lastre e bulini - una punta secca - Lampada a spirito - Candele a rotolo - Trementina - Acido nitrico puro - Bacinella per il bagno - Punte per disegnare - Un brunitore - Una bottiglia da un litro per l'acido nitrico adoperato allungato con l'acqua - Una morsa a mano. Vernice di Bozze: Cera vergine pura 1 oncia e mezza - Mastice in lacrime 1 oncia - Asfalto M? oncia - Polverizzati separati - Fare fondere separata la cera a fuoco lento - Versare prima il mastice in polvere e poi asfalto, sempre mescolando. Gettare tutto nell'acqua fredda e farne diversi slunghi che poi avvolti su tela si copre la lastra. Piccola Vernice: Essenza di trementina 8 once asfalto 1 Vz e cera vergine 1 oncia - Dopo la fusione (anche a freddo) aggiungere 1 oncia di essenza e poi filtrare (carta da filtro e imbuto di vetro). Per la stampa o colori ad olio nero da stampa. Sgrassare molto bene la lastra tampone di seta per spianare la vernice sulla lastra. Nell'acido nitrico un po' di limatura di rame. Salone centrale decorazione pittorica di Aristide Sartorio. La sala Internazionale che presenta i quadri della pittura del Sogno è forse la più interessante della Mostra. Qui le decorazioni hanno un'ideale rispondenza con le opere. E le opere (tra le quali potrebbero figurare altre sparse per altre sale) hanno tutte una nobilissima impronta di aspirazione a voler significare una bellezza ideale e respingere tutto ciò che fa del quadro e della statua una semplice abilità di pennello e di scalpello. Questa sala è l'esponente dell'esposizione e la dimostrazione positiva delle tendenze estetiche d'oggi - Siamo sulla via della grande Arte. Il tempo del quadretto di genere, del verismo volgare è passato e il simbolismo oscuro tramonta dinnanzi al sorgere della grande Arte. La Esposizione di oggi è una dimostrazione incoraggiante per noi giovani che cominciamo. In mezzo alla (...) Venezia, 7 maggio 1907 "...E solo a quello arriva la mano che obbedisce all'intelletto." Michelangelo B. "... non abbiamo ancora né fatti né certezze né opere concrete: ma soltanto disposizioni di anime ed azioni in via di esecuzione. Ora la pittura non ha il compito di dipingere idee, di rivelare il moto degli animi: non è un'arte dinamica, ma statica, ciò che è in atto le sfugge può rappresentare il gesto ma deve averlo visto eseguito essa ha bisogno del fatto compiuto, del disegno sicuro e stabile, dell'eroe già dichiarato." Morasso Imp. A. Il principio fondamentale indiscusso di queste dottrine (inglesi) stabilisce che l'Arte comincia dove finisce la realtà, che l'arte è la creatrice di finzioni eterne assolute epperò all'infuori della verità, della varia e mutevole vicenda delle apparenze reali. Venezia, 13 maggio ... Un'infantilità gaia era il carattere di Balzac anche all'aspetto: la sera, quando egli deponeva la penna per ciarlare con gli amici, (...) un'anima in vacanza. ... Quante virtù aspre e difficili non si celavano sotto quell'apparenza di giovialità. 14 maggio 907 "Sorpassa te stesso ne' tuoi rapporti col prossimo: un diritto che tu puoi prendere con la forza non devi lasciartelo concedere." Il "Quello che tu fai nessuno può farlo nuovamente a te. Chi non sa comandare a se stesso deve obbedire. E più di uno sa comandare a se stesso ma è ancor ben lontano dal saper obbedire a se stesso." Cosi parlò Zarathustra 18 "Non si compie veramente il proprio dovere nella vita interiore che tenendosi sempre al culmine dell'anima, della verità propria." Maeterlinck Salone Centrale A. Sartorio 4 pareti e pannelli laterali Sala Romana A. De Karolis Quadro decorativo e velario C. Innocenti tre quadri vaporosità femminile superficiale. 8 Mancini cinque con rit. del padre. Lisa orribile. Sala piemontese Olivari- Maggi mancanza di toni e di linea - Nessuna nuova visione in tutti - Grosso 4 piccoli e tre grandi - Borghese superficiale misero come tecnica e come visione. Delleani- Impressioni - Vecchie per quanto fatte con amore. Olivero M. - paesaggio alpino troppo bleu monotono con amore stentato. Fornara Carlo troppo Segantini - Mancanza di toni. Reviglione - Egloga autunnale. Alloati G. B. - Decorazioni plastiche. Sala del Mezzogiorno Nullità completa - Banale scialba slavata sentimentale. Dall'Oca Bianca - due quadri - Blaas - P. d'ostriche. Casciaro di Napoli commercio - G. Marussig sentimentale con due quadretti. Sala Veneta con Laurenti romantico quasi tutto - Fragiacomo solito ed eterno sentimentalismo veneziano. Sala veneta Milesi Carducci orribile. I Ciardi vecchi vecchi e vecchi. Nono senile - Favai due buoni e Zanetti lilla buoni tecniche senza vie. Casorati ritratto Martina ritratto. Sala Emiliana Decorazioni da casa di vino - Graziosi 4 quadri macchiati ma superficiali e trasandati. Costetti ritratto ripetersi di gamme d'autore. Giusti ritratto d'uomo il migliore e uno dei più seri. Sala lombarda Valeri... Tra le acqueforti quasi nulla. Morbelli poveraccio senile. Mentessi orribile senile. Carozzi tecnica scura ma qualche sentimento. Carcano senile. E. Longoni molto amore ma poco evidenza. Sala toscana Fattori senile - Nomellini si ripete e di fronte al vero riesce uniforme per mancanza di analisi e di sintesi. 24 maggio 907 "... lo mi rendo sempre più conto che la vera causa di tutte le mie sofferenze consiste unicamente nel fatto di non poter rinunziare definitivamente alla vita e alle ambizioni." Wagner, Epis. 28 maggio "Oh! se voialtri, dotti, comprendeste il Budda, Grande ed amante, vi meravigliereste della profondità d'intuizione che mostrava l'arte come l'ostacolo più invincibile per arrivare alla felicità. Credetemi io posso affermarlo." Wagner, Epis. "Dal mondo, la cui essenza era sempre più dolorosamente ostile al mio essere, io mi ritirai sempre più coscientemente e decisamente, senza potere, però, rompere tutti i legami che ad esso mi univano data la mia situazione d'artista e di uomo sprovvisto di risorse." Wagner, Epis. ... mi spiego ora la mia gentilezza e docilità verso esseri insignificanti. La paura della miseria assoluta e conseguente prostituzione artistica e la speranza di aiuto mi fanno sembrare contento di compagnie stupide. Cosa ne direbbe chi ha mosso appunti e critiche e trovava di che vivere nella sua famiglia? 29 maggio Ho pensato tante volte di aprire un diario "all'amico ideale che non troverò mai." Perché? Ho bisogno di forza, di consolazione di espansione senza ritegni o timori finora non ho mai trovato chi me li dissipasse. Ho cominciato i bagni e un po' di ozio dopo aver lavorato un po' di tempo abbastanza bene. Ho trovato Ortiz con M. Lasowska! Sembrava felice. Certo che dice di esserne stufo comincia a dubitare ma ancora siamo lontani dalla separazione. Non mi sembra lavori molto. Alloggiano al Lido! lo non ho mai avuto una donna così. Sironi è di nuovo ammalato e non viene più a Venezia. Peccato! Gli ho scritto spingendolo alla vita fisica che fortifica. Maria Capobianco ha risposto alla mia lettera dove le dicevo le mie prime constatazioni di una certa liberazione dal mondo mediante la soffocazione di tutte le passioni di tutti i legami. "Mi ha risposto con delle cosette che mi hanno dato noia. Non è abituata a simili battaglie. Non deve aver capito niente. Neanche Lei è la donna con la quale io possa comunicare. Ines non scrive. Anche questa per quanto mi sforzi di condurla nel campo intellettuale rimane sempre una sentimentale ignorante. Forse però è quella che più è al di fuori della vita. Ma molto molto poco. Domani forse vado a Padova! 3 giugno 1907 Sto poco bene in salute. Sono svogliato, lavoro poco da un paio di giorni. Non penso a nulla sono sospeso e sento terribilmente la mancanza di denari per l'arte. Se avessi denari dipingerei molto e variando dal disegno al colore troverei nuove forze. Resterò a Venezia o andrò a Milano. Sono vuoto non godo non soffro non sogno. Sono come assopito: ci vogliono denari denari denari o la guerra non si può fare. 29 maggio Sono per partire da Venezia per Milano. Non posso più tirare innanzi. Sono tornati i medesimi tempi di Parigi per quanto molto meno penosi. Chiudo questo periodo con la coscienza d'essere rinato a nuova vita e di progredire sensibilmente. Un anno fa ero a Parigi in ben diverse condizioni di spirito. A Parigi sono andato con la sensazione di andare a curarmi e a guarirmi. A Milano ci vado con l'intenzione rapace di vincere e conquistarla. 10 giugno Resto a Venezia. Ho trovato da fare e potrò studiare. Ma comincio a dubitare di me orribilmente. Mi sento debolissimo e il contatto degli amici mi scoraggia. La discussione mi prostra perché l'obbiezione mi lascia perplesso. È orribile e stupido. Tra qualche giorno viene l'Ines. Mi fa molto piacere. Stassera ho trovato nell'epistolario questo: "Dicembre 1857 La scena di esplosione fra Tristano e Isotta è riuscita come meglio non si potrebbe. Sono al colmo della gioia." R. W. Per chi conosce la scena è spaventosa questa straordinaria sicurezza. Credo di essere forte invece sotto la prima pelle c'è in me un'incertezza terribile. Perché l'obbiezioni degli amici mi devono scoraggiare? Lettere di Humboldt alla sua amica - da leggere. 13 giugno 907 Sono scoraggiato. La paura continua che mi tiene è di appartenere a una razza che fatalmente deve stare in seconda linea perché ha molto e meravigliosamente agito. Più osservo e più penso e più vedo che tutto da centinaia di secoli va da Oriente a Occidente da Sud a Nord. Il trionfo del Sole è finito. Esso non riscalda più che ruderi di civiltà. Il Nord meno intelligente e tenace raccoglie il lavoro di secoli di energia e lavoro oscuro. I barbari comandano e noi siamo detronizzati tutto tutto va verso il Nord. Con il Nord è venuto il positivismo e l'analisi che hanno ucciso i sogni fioriti della latinità. 15 giugno Non è accordato a nessun mortale vivere secondo il suo essere superiore; tutta la sua esistenza riposa in realtà sopra una lotta continua con le condizioni inferiori delle possibilità di questa esistenza. A pagina 112- 113-114 dell'Epistolario poco capito... 15 giugno 907 L'Idea è sublime lontana, sta sopra e al di fuori della nostra esperienza. Nell'opera d'arte i particolari veristici dirò così, così non sono altro che il punto di contatto, il ponte che l'artista mette tra la sua idea e il mondo. A questo punto tutti capiscono ma a modo loro, di modo che un po' alla volta l'artista ha condotto ognuno dove lui vuole. Dipende dalla intelligenza a comprendere più o meno o pure dalla tendenza. Inspirato da Wagner "Il meraviglioso e l'opposizione determinata dalle concezioni ordinarie della vita, li riconosco chiaramente in ciò; mentre le une si guidano e si costituiscono sempre esclusivamente con il mantenimento dell'esperienza, la concezione del poeta, afferra pria d'ogni esperienza, con la potenza che gli è propria, ciò che solo dà senso e significato all'esperienza stessa." Wagner "Perché io possa rasserenarmi bisognerebbe che la mia arte fosse sempre vicino a me con le sue influenze e le sue creazioni, fino all'ebbrezza, fino all'oblio completo di me stesso. Però ho unicamente la vita innanzi agli occhi, la vita sulla quale disimpegno una parte così poco naturale e triste..." Wagner "In modo naturale e da sé nulla si fa, manco la mia creazione artistica." Wagner Mi pare ancora che Tristano non mi diletti più. 16 giugno Mi sembra non tanto di aver fatto progressi tecnici, per quanto esistano, secondo le vedute comuni, quanto aver progredito nel fermo desiderio, nella brama ardente di rendermi cosciente dell'idea prima che deve generare la mia visione. Questo mi porta a concludere che finora non ho fatto nulla. Ieri s'è ucciso a 39 anni Giuseppe Pelizza da Volpedo. S'è impiccato dopo un mese dalla morte della moglie evidentemente vinto da tale scomparsa! lo ne sono stato sbalordito tutto il giorno. Era così dolce, così sereno e così pieno di fiducia nell'avvenire! L'avevo conosciuto a Roma e avevamo molto discusso. Come artista non era forte. Era troppo tenue, troppo mite; nella vita forse era lo stesso e si è ucciso. È terribile. "Sotto il riso e la gioia ci può essere un'anima ruvida e rozza ma sotto il dolore ci sono sempre le lacrime! Il dolore al contrario del piacere non porta maschera alcuna. La verità nell'arte non è il rapporto tra l'idea essenziale e l'esistenza accidentale: non è la somiglianza della forma alla sua ombra, né della forma riflessa sul cristallo e la forma stessa; come non può chiamarsi eco il suono che esce dal cavo di una montagna, come non si può dire ruscello d'argento quello che rispecchia la luna e mostra Narciso a Narciso. La verità nell'arte è l'unità di una cosa con se stessa: ciò che è esterno fatto espressione di ciò che è interno: lo spirito fatto carne con il corpo e il corpo animato dallo spirito. Per questa ragione non c'è verità che possa paragonarsi al dolore." Oscar Wilde, De Profundis "Non ho un solo momento di rimpianto per la vita di piacere che condussi. La vissi con intensità come chi debba soddisfare ad un obbligo. Non c'è gioia che io non abbia gustato. Gettai la perla della mia anima in un calice di vino e passavo da un sentiero di fiori ad un concerto di flauti nutrendomi sempre di miele." Oscar Wilde. De Profundis Domenica 16 "Perché si ha a notare che gli uomini si debbono o vezzeggiare o spegnere; perché si vendicano delle leggere offese; delle gravi non possono; sicché l'offesa che si fa all'uomo deve essere in modo che la non tema la vendetta." Machiavelli Giovedì 4 luglio (S. Salvatore) Sono in una chiesa ed ascolto suonare l'organo. La mia mente corre corre lungi dalla miseria presente. Non lavoro, non soffro, non godo mi rovino fisicamente con eccessi sensuali! Perché? La mia mente corre ai fantasmi creatimi dal racconto delle storie fiorentine di Machiavelli! Che tempi d'azione. Che uomini violenti! A istanti mi passano delle visioni luminose ma sono troppo ignorante, troppo ozioso, troppo lontano da Dio. Quando ritornerà lo stato di grazia? Ho smarrita l'energia di 15 giorni fa non ho il coraggio di alzare un dito. Se avessi denari sono certo che berrei fino a stordirmi. In qualunque modo la vita mi pare sciupata quando non è vissuta intensamente. Venerdì 5 luglio Continuo a non lavorare e a fare i bagni. Ho conosciuto un americano molto intelligente. Credevo avesse anche lui le solite ripugnanze verso l'amore come tutti i cristiani e invece l'ho trovato molto aperto alla vita d'impulso e completa. Mi sembrò entusiasta delle mie idee su tutto. E lo pregai di riaprire una parentesi per me quando in America avrebbe parlato dell'Italia e degli italiani. Ho ricevuto una bella cartolina da Amelia, una da Piccoli e una da Parigi da Goidano. È là con Severini. Partirei volentieri ma dove? Sogno dei paesi completi, moderni energici lontani da tutto questo antichissimo che schiaccia. Milano mi gioverà? E Parigi? E l'America? E la Scandinavia? Domenica 7 luglio Sempre più mi accorgo che il difetto organico dell'Arte Moderna è la mancanza di universalità o almeno così chiamo io quel senso di poesia che domina le opere antiche e che fa sì che il canto dell'artista si allarghi sempre con amorosa esaltazione su tutto il creato. L'enorme analisi che il nostro secolo ha fatto ci ha rinnovati creando degli specialisti. Ciò spiega la mancanza d'universalità dell'opera moderna. Credo occorra una mente immensa che abbia il coraggio e la forza di sintetizzare la sapienza moderna e creare la vera opera. In ultimo poi penso che le difficoltà non sono per noi maggiori di quelle che trovavano gli antichi. Ci vuole fede e ingegno il che vuol dire dare un calcio a tutto e tornare ad innalzarsi. Osservando i disegni all'Accademia ho potuto convincermi come in ogni opera d'antico non mancassero mai gli elementi che formano il mondo! Ogni quadro ogni disegno quasi aveva la sua strofa per tutto. Lo sguardo del poeta pittore correva dal disegno amoroso di una piega alla profondità dell'occhio umano, alla grazia di un fanciullo, alla mollezza dell'erba alla maestà dei boschi dei cieli, degli orizzonti, dei mari, alla serena bontà degli animali e il tutto con colori e disegno amoroso veniva all'occhio di chi ammirava con la carezza di mille ricordi, di mille esistenze. Quella era vita, quello era verismo. Oggi invece. Venerdì 12 luglio Ho rattoppato i miei affari, ma me li ha rattoppati Piccoli vendendomi due marine per 50 lire- Continuo a non lavorare. Non sono scoraggiato sulle mie forze ma sui mezzi pecuniari che non accennano mai ad aumentare a meno di non prostituirsi nella maniera la più ignobile. Mi si continua a dir male di Milano. È un plebiscito di antipatia per l'unica città italiana che faccia qualche cosa. Sono stanco. Mi manca tutto moralmente e materialmente. E penso che a Milano la vita sarà peggio. Sono all'Esposizione e trovo sempre pochissimo di mio gusto salvo qualche maggiore. Gli stranieri li trovo sempre più sporchi trasandati volgari tecnicamente per quanto siano nobilissimi per ispirazione quando lo sono. Noi invece mettiamo in mostra la nostra miseria civile, intellettuale, morale con tecniche bastarde ma con visioni sempre chiare pulite gioiose il che tradisce la latinità sotto la nostra secolare miseria. Manca sempre l'universalità. Le sensazioni che si trovano nella maggior parte dei quadri d'oggi si possono ritrovare in qualunque archivio di P.S. o d'Istituto di mendicità o d'ospedale ecc. ecc. Tutto è frammentario e si dà l'aria di documento scientifico che fa ridere a chi pensi alla meravigliosa oggettività e matematica esattezza della Scienza. Ci vuole un ingegno che accettando tutto ciò che la scienza moderna ha rinnovato nell'Arte dia il volo che sintetizzi il sogno dell'anima moderna. Oggi si sogna come a Venezia a Firenze a Roma in Atene, in Egitto e su su fino a dove l'umana conoscenza può arrivare. Noi siamo davanti agli stessi misteri, l'anima ha bisogno relativamente della stessa adorazione religiosa e l'Arte moderna deve riflettere tutto questo. 15 luglio 907 Ho avuto in regalo una magnifica Bibbia. La desideravo da molto tempo. Non lavoro ma sono abbastanza contento?!! 24 luglio Ho ricevuto da Fontana d'Ischia un vaglia di 10 lire inviatomi da uno che si firma il suo J. Fratello... Chi sarà? Credo sia l'amico svedese ma perché J. non firmarsi come sempre? Ho risposto ringraziando e ho intascato i denari. A quando un altro? 25 luglio 907 In mezzo alla nebbia che di questi giorni mi fa placido e ozioso una frase del Pastonchi in un articolo per F. Chiesa mi ha fatto ritornare ai miei sogni di giorni passati ai quali ritornerò tra poco. "Ah! terribile sogno! trarre poesia dal presente, rintracciare il segreto armonioso della vita contemporanea, fermarne l'essenza poetica, trasvolando su le apparenze caduche." Questo per ora è il mio credo. E mi piace vederlo sognato dal Pastonchi. Ho parlato a Piccoli di Sandrina. Mi sono poco divertito. Raccontare i miei affari passati non mi diverte più. Mi sembra inutile e falso. Il racconto non si può mai fare puro sereno e senza sentimentalità. In questo momento mi viene un'idea: "Fare i miei quadri come se li dovessi fare perdei bambini..." È possibile parlare all'umanità arrivata al punto d'oggi con un linguaggio da bambini? Non succede forse per l'umanità la stessa trasformazione dell'individuo? Come si potrebbe non far ridere un uomo maturo con i sogni di un fanciullo? E l'umanità è matura... Giorni fa pensando a questo dicevo che è finito per l'umanità il periodo artistico. La speculazione e l'esperienza uccidono il sogno... Allora? Vedo tutto buio! 25 luglio Debbo conoscere meglio Goethe, Schiller, Schopenauer. Del tutto Kant, lacobi, Fichte, Hegel, Herder, Schlegel (gli). "Il suo problema fu: superare il pessimismo non con l'ascesi ma con la coscienza piena della vita nel suo contrasto tragico." B. Croce, Le origini della Tragedia di F. Nietzsche 26 luglio Oggi ho lavorato un po' più. Il sole mi fortifica e mi dà forza. Una punta secca su la quale speravo molto non è riuscita nella stampa. Mi ci vorrebbe un torchio. Zezzos va a Parigi. S'impantana sempre più nel commercio secondo il suo modo di vedere. Ho cominciato un'altra punta secca, un giovane nudo pronto alla corsa. È abbastanza buona ma debole debole. Ho continuato il ritratto a Mamma. Anche questo non è nulla di ciò che sogno. E mai ho sperato come ora di eseguire quello che vedo e sento. Mi mancano i danari e la pace. Mi si sviluppa sempre più la capacità alla solitudine; la compagnia e il passeggio mi tediano. O lavorare o leggere. Ma quando ho lavorato mi è impossibile non continuare l'idillio con gli utensili e gli oggetti della mia Arte adorata. Preferisco al leggere stare in mezzo ai miei arnesi pulire, raschiare, ordinare, preparare... Affilare le armi! !... E poi cosa sarà? Riuscirò? Sarò e farò qualche cosa. Il perché di tutto questo? È un buon segno l'indifferenza assoluta che s'impossessa di me verso la donna salvo in dati periodi in cui il maschio di 24 anni si fa sentire? È buono ch'io non senta in me né il desiderio né la facoltà di amare? È buono che non senta nel mondo nessun legame nessun affetto assolutamente, salvo molto (il massimo ch'io possa) per mia Madre e mia Sorella? È buono il desiderio di restar solo? Sono abbastanza profondo per viver solo o ho paura della forza degli altri? Perché fuggo gli artisti e gli altri che sembra lottino come me? 31 agosto Ho conosciuto una signora Russa Maria Semenovna Kastromina simpatica e gentile. Trovo in lei lo stesso temperamento aperto di tutti i russi. Sono ammirevoli. Oggi mi verrà a trovare e forse potrò allogare qualche cosa presso sue conoscenze. Ho trovato Goidano arrivato da Parigi improvvisamente. Impressione incerta. Forse verrà Severini. Non lavoro, non penso, non vivo!! Werblowsky. Landao 5 agosto Chi sa guidare, orientare il proprio carattere, è padrone del proprio destino. 6 agosto 907 Sembra che molto si debba cambiare nella mia vita. La Famiglia Werblowsky mi ha ordinato il ritratto della Signorina Kitty ed essendo per loro molto ben riuscito mi vogliono seco a Pietroburgo. La Famiglia Landau anche è molto gentile e farà la sua parte per realizzare questo. Passerei per ciò l'inverno a Pietroburgo dopo essere stato da mammà a Milano e una settimana a Monaco di Baviera con la Signora Maria Kastromina. Alla mattina do lezione alla Sig. a Kitty e ai due Sig. Landau. Il mio stato d'animo è un certo eccitamento per la novità e per la speranza. Vedo però tutto con molta più calma di Parigi: questa volta so dove vado. L'unico dolore è lasciare di nuovo mamma e Amelia ma il pensiero di non andare a Milano a sollecitare per gli stabilimenti industriali dei miserabili lavoretti mal pagati e deprimenti mi consola molto. So quale via crucis mi attenderebbe di nuovo a Milano. A Pietroburgo è la fine per ora della miseria ed io ne sono arcistufo. È uscita da me la stupida e cristiana idea della macerazione del corpo pel trionfo dell'anima. Voglio sempre più essere pagano come sento che [è] il fondo iniziale della mia anima per quanto l'ingombri gli stracci cristiani. Per ciò al lavoro e gioia e serenità. Speriamo che nulla venga a sconvolgere questo nuovo periodo. 9 agosto 907 Il ritratto è stato pagato L. 50. Domani i signori Werblowsky partiranno e così Madame Kastromina. Indirizzo a Insbruck Insbruck Tirol - Igls - Elisabet Werblowsky Hotel Iglerhof M. Maria S. C. Spasskaia 15 Julian Landau Costantin - Pania Alex Theodor 1 1 agosto 907 La Famiglia Werblowsky e Landau sono partiti, così M. e Kastromina. Sento un po' di vuoto. È decisa la mia partenza. Sono molto fiacco non penso non lavoro. Sono sgomentato da questo nuovo cambiamento. Ho molto tentennato prima di decidermi e ancora confesso che non so se avrò fatto bene. Bisogna che lavori molto questa sarà la mia sola salvazione. Mamma s'è rassegnata. Poverina potessi aiutarla almeno. Non ho energia e tutti mi dicono che lavoro poco. Voglio riprendere la mia energia! Da domani fino al giorno della partenza lavorerò sempre! Non voglio che si debba dire che ho la capacità di fare e che non ho forza di fare. Coraggio!! Mi convinco sempre più che il bisogno di dimenticare me stesso mi fa vedere il lavoro come una liberazione. L'ozio mi fa passare sull'anima goccia goccia il veleno della mia miseria scottando orribilmente le ferite aspirazioni. Venezia 15 agosto 1907 Lunedì mattina parto per Milano e comincio così il mio viaggio per Pietroburgo. Ho finito il ritratto della sorellina di Piccoli. Non potevo più farci nulla. Sono abbastanza contento ma quante cose da farsi e da rifarsi. Possibile ch'io non sia capace di superarmi? Faccio dei progressi verso la serenità. Lotto abbastanza bene con l'eccitazione che un viaggio simile mi dà. Non è la prima volta che ci vado ma certo che sono contento malgrado tutti i cambiamenti che produce una partenza di lavorare ugualmente. Non molto ma in confronto all'anno scorso non c'è paragone. Non penso molto a problemi artistici ma sono calmo e attendo con fiducia. Questa sera ho molto parlato sull'avvenire con Piccoli. Desidera anche lui e gli ho detto come la penso a suo riguardo. In fondo è quello che devo fare anch'io: studiare, studiare, studiare. Distruggere tutto per lo studio. Dentro di me c'è sempre un profondissimo malcontento. Mi sembra di non essere (anzi non lo sono certo) né energico e amoroso verso l'arte. Non so distruggere qualunque preoccupazione che non sia quella dell'Arte. Piccoli sento che mi stima molto e ogni sua parola mi fa vergognare della mia nullità. Mi ha confessato che vedendomi a Padova davanti al quadro di Brocchi mi credette un illuso, un disgraziato. Questo, causa del mio triste silenzio davanti al mio lavoro. Ed è vero io posso fingere, scherzare, esagerare, di qualunque cosa ma quando si tratta di un mio lavoro cioè di una mia preghiera alla Gran Madre mi sento piccolo vile, misero e accetto tutti gli attacchi come meritati. Li merito? Sono sincero? Posso dire non aver mai lasciato un lavoro con la coscienza di aver fatto tutto quanto potevo? Mario Sironi è ancora ammalato! È orribile! Immagino le sue sofferenze. E dire ch'io sono forte e vado con forza verso un ignoto. Auguri per il povero amico. Pure se domani lo sapessi forte e al lavoro quanti pensieri diversi. Chi aspira mi deve capire. Milano, 22 agosto 907 Sono da tre giorni a Milano. Oggi ho visto un quadro che mi [ha] fatto inumidire gli occhi. La Pietà di Giambellino a Brera. È la perfezione stessa. Il sogno di un artista non può andare più in là. C'è tutto. È terribile!! Milano, 30 agosto 907 Dopo visitate parecchie gallerie ho lavorato due giorni intensamente. Disegno e chiaroscuro. È una difficoltà terribile e mi trovo indietro! indietro! Partirò lunedì per Brescia forse e forse assisterò alle corse del Circuito di Brescia. Potessi trovare un'ispirazione!... Poi sarò a Monaco di Baviera spero vedere molto e bene. E spero moltiplicarmi!! Milano mi piace: c'è un movimento superbo e si può lavorare benissimo. Sono stato molto in casa per lavorare e per sistemare tante piccole cose che troverò al mio ritorno. Ciò mi dà l'idea di avere un punto di fermata. In cinque anni di lavoro ho disperso tutto e non ho nulla. Voglio cominciare ad ordinare e tenere disegni, oggetti e ricordi! È un sintomo di vecchiaia? Severini mi ha scritto ma non posso attenderlo a Milano. Sironi non mi scrive. Sono molto allegro e non so il perché... Non mi voglio preoccupare avanti ma mi sembra di non progredire mai. Sopratutto nella concezione e nel dire qualche cosa di grande. Possibile che nella mia testa non ci sia che pennello? La Ines mi ha fatto l'effetto d'una cosa magnifica. Ma mi sembra un po' raffreddata di sentimento. Sempre buona con me e sempre cara. Ma subisce l'ambiente; a forza d'essere circondata di prosa crede d'esser ridicola a parlar di poesia. È un peccato! Se restassi qui vi potrei tirare fuori lavori magnifici! Brescia, 2 settembre 907 Ho assistito alla Corsa del Circuito di Brescia. La vittoria è italiana! Non so come dire l'impressione ricevuta! È terribile ma non so ancora come trovarne il significato di Vita. La corsa era fantastica. Spettri sembravano gli automobilisti investiti dalla violenza della corsa e fuggenti fulminei tra l'applauso degli spettatori. Mi hanno fatto l'impressione di un'immobilità spaventosa dietro agli occhialoni neri e sotto le ampie vesti rigonfie dal vento. Ho scritto l'impressione a mammà e a Sironi. Le cartoline sono entusiastiche ma ciò che mi raffredda è la domanda che mi faccio sul perché di tutto quello che ho visto. Naturalmente perché estetico che per me è quello che regge il mondo. Mi sembrava di vedere gli eroi nuovi! Sarà vero? Certo che in quelle corse meravigliosamente fantastiche c'era l'idealità eterna della conquista. Bisogna trasformare in materia d'arte il tutto. Come? Ho bevuto molto alla Gloria della nuova Italia e preferisco pensare che scrivere. Non concludo nulla. Domani parto per il lago di Garda con Piccoli. Brescia ore 10 pom. Sono triste e vuoto. Ho visto D'Annunzio con automobili, signore e signori. Tutti lo guardavano e seguivano ammirando. Egli passava sorridendo tra gli sguardi della folla, lo solo, sconosciuto, imbecille... Penso spesso a Milano con rimpianto. Mi sono preparato con Piccoli un discorso da tenere alla pittrice. Se devo andare a Pietroburgo per dare lezioni soltanto tornerò indietro da Monaco. Se devo impiegare la giornata per vivere preferisco farlo a Milano. L'ho rifiutato di fare a Parigi dove non vi sono 27 gr. sotto zero che con la mia bronchite non sono troppo desiderabili. A Monaco si deciderà. Ore 3 ant. Sono ancora in giro per Brescia. Nella notte non ho trovato punti interessanti. Ho bevuto molto e mi sono quasi sempre annoiato. Salò, 4 settembre 907 Giornata orribile ieri. Pioggia e noia. Del lago, qui da Salò, mediocre impressione. Parto per Riva a mezzogiorno. Mi sento vuoto pieno di noia, pieno di desideri. Tutto mi sembra inferiore a quello che voglio. E sono circondato dalla volgarità più grossolana. Kupstein, 5 settembre Parto per Monaco tra cinque minuti senza un soldo. Ho finito tutto per la strada e non so cosa farò tra 2 ore quando arriverò se alla stazione non c'è M. e Kastromina. I tedeschi che mi circondano parlano gridano si agitano e io non posso scrivere nulla. Aspetto. Monaco di B., 6 settembre Tutto è andato bene. Alla stazione ho trovato M. e Kastromina. Sono subito stato condotto in una bella camera dove era pronto da mangiare per me. Sono rimasto solo e molto contento naturalmente. Dormito benissimo e trovata stamane una colazione eccellente. Ma piove, piove, piove. Dal cortile questa mattina è salito un canto sacro con accompagnamento d'organo, molto triste. Sto bene solo dopo i tre giorni di continua compagnia con Piccoli. Siamo fisicamente troppo diversi perché io lo possa sopportare a lungo. D'Arte non se ne parla s'intende. Ho viaggiato un giorno intero tra le montagne del Tiralo. Panorami magnifici. Lo spettacolo dei turisti tedeschi, innumerevoli, mi irrita dei momenti. Mi sembra una irreggimentazione della sensazione. Quella caccia collettiva al pittoresco mi pare ridicola. M'immagino nelle loro comitive di sentire ogni istante esclamazioni di ammirazione, di entusiasmo, di delirio poetico... lo al mio controllo ne trovo ben pochi in capo alla sera!... Chi sentirà di più? Monaco di B., 6 settembre 907 Ho visitato l'Esposizione dai Secessionisti. Meno un ritratto di Franz Stuk e qualche altra cosa a gran distanza non c'era nulla. Grande chiacchierata con M. e Kastromina. Assicurazioni riguardo la mia vita a Pietroburgo. Lezioni in seconda linea. Soliti lai sul mio temperamento violento e autoritario. Credo tutto sbagliato. Lei è bisbetica e vorrebbe che la mia riconoscenza fosse un continuo sorriso e sottomissione... Pianti e lai a josa. Con tutta la riconoscenza che le devo voglio essere sempre io. Non mi sono mai piegato e molto meno ora. Voleva cambiassi foggia di vestito; cambiarmi nastro al cappello ecc. ecc. Questo per i particolari esteriori. Vede, nella mia giovinezza impetuosa qualche cosa che offende la sua placida maturità e me ne porta un continuo rancore. Quando non m'arrabbio rido. Ma sempre benevolmente invece lei mi accusa del più nero egoismo e altre cose. Monaco di B., 6 settembre Ho ricevuto una lettera di M. e Kastromina dove mi dice che non può venire con me in Russia perché sente di non poter stare con me lungo tempo. Non mi ha fatto impressione alcuna. Ci vedremo domattina, lo non mi piegherò perché non mi sono mai piegato così domani si deciderà o Russia o Italia. Ho visitato la Pinacoteca antica importantissima. Infinità di cose buone e alcune meravigliose. Dùrercon l'autoritratto a 28 anni mi atterrisce. Gli Italiani i Tedeschi e i Fiamminghi sono i più completi. Superficiali i Francesi e gli Spagnoli. Ci vorrebbe un volume a parlare di tanti grandi. Valgano i ricordi discesi nel mio profondo a rammentarmi quel che ho visto. Certo che è stata una visita calmissima e poco entusiastica. Monaco di B., 9 settembre Ieri ho visitato la Nuova Pinacoteca. Grande Segantini - Lembach e Keller che non conoscevo. Qualcun altro anche ma il resto... L'atelier di Lembach delizioso e sontuoso. La casa sontuosissima. Mi pare un grande continuatore degli antichi ritrattisti più che un artista originale del XVIII secolo. Ha veduta l'umanità del suo tempo attraverso la visione pittorica, dei grandi ch'egli ha meravigliosamente copiati. Alla Galleria Schack bei quadri di Bòcklin specialmente uno piccolo deliziosissimo. Piccoli quadri di grande espressione di Mans. de Gwind (?) e copie stupende di Lembach. Non capisco il perché visito tutto con gran calma e freddezza e sento il bisogno di uscire per passeggiare mentre quando mi avvio rimpiango sempre il poco tempo disponibile. Tra due giorni forse sono in Italia... o in Russia. Da una settimana non lavoro e non piango! Ho letto una volta su Lembach che nelle sue tele sembra perseguire figure di personaggi ideali più che fermare oggettivamente il carattere del tipo che gli si presenta, lo invece ieri ingenuamente pensavo che vi fosse della maniera negli sguardi sempre fissi e vitrei. Non voglio mancar di rispetto ad un artista che ha tanto lavorato ma tra me non gli riconosco la grandezza che altri vogliono dargli. Cosa si pensa di lui quando si conosca l'opera di Velasquez Rubens Vandik e Rembrandt. Cosa dà Lembach in confronto a quello che han dato loro? E non solo è inferiore perché derivazione ma perché non ha avuto il coraggio o l'abilità di dare, con i loro mezzi del suo tempo, quello che loro ànno saputo dare del loro. Difatti derivando da essi e non potendo vestire i suoi personaggi con la toga o con la spada ha soppresso tutto concentrando la sua abilità in un viso continuamente incendiato e febbricitante. Carattere della nostra epoca questo? Sarà. Ma ogni viso come ha la sua anima dovrebbe avere il suo incendio e la sua febbre. Qui è sempre eguale o quasi. Perché ha continuamente soppressa la febbre delle mani? Van Dick ha ben cantato con quelle del suo tempo il languore e la raffinatezza dell'epoca. Che documento lascia Lembach dei gusti dell'epoca nostra? Che corpo abbiamo noi? Che spirito, che andatura, che slancio? Nulla ha visto di questo Lembach. Dove sono i bei ritratti che fanno pompa di spade di cavalli di cani di velluti di sete? Nell'ultima metà del secolo scorso c'è stato il lavorio intenso di rigenerazione che risalendo alle fonti ha rinvigorito l'arte d'oggi e di domani. Se Lembach non si fosse attaccato alla musica dei grandi passati il suo strumento avrebbe dato suoni mediocri. E sotto la copiata vigoria coloristica nasconde la miseria artistica del tempo in cui ha lavorato. Ore pomeridiane Sono all'Ospedale. La Sig. Kastromina è stata investita da una bicicletta così violentemente da esser gettata a terra producendosi contusioni e slogatura della spalla. Scena pietosa e relativi contrattempi. Non so ancora dove vado. Milano, 12 settembre Sono a Milano e la Russia è lontana. I cambiamenti di pensiero della Sig. Kastromina e i suoi dubbi sui sig. Werblowsky e Landau mi hanno deciso a tornare. Mi sembra inutile esporsi a climi simili con il dubbio sulla sicurezza dell'esistenza. Pietroburgo non è Napoli. Comincerò una vita nuova. Di essere a Milano sono contentissimo. Riorganizzerò la mia vita e il mio lavoro e avanti. Milano ore 8V2 del 12 settembre 1907 Secondo taccuino (settembre-dicembre 1907) Milano, 12 settembre 1907 Lazzaro Palazzi Dopo il 28 Lacroyx De Kristoforis 6 Ponte Garibaldi Riproduzioni da Gina Baldo a Venezia estate 1 907 - Milano 1 3 settembre 1 907 Gaetano Previati via Cappellari 2 - La Reclame Moderne corso Buenos Aires 12 (a novembre !) - Borroni G. via Palazzi 24 - Lesmo via Farini 50 - Maggiorni Marchesi 15 corrente - Nowareck 1 06 c. Romana - Ottolini 8 S. Martino - Stb. Totocromo C. P. Nuova 40 - Castelli reclame su vetro - Beltrami 30 Galileo - Bursotti 26 a Savona - Quadri, stampe ed immagini Boni Andrea 1 Spadari - Boni Annetta 6 Dante - Bessani 7 Castelfidardo. Società corse cavalli via Brera Milano, 18 settembre 1907 Nulla di nuovo. Preparo qualche cosa per trovar, trovar lavoro da vivere. È doloroso. Coraggio. Sono forte e con molte speranze. Vita calma e tra qualche giorno molto più studiosa. Milano, settembre 21 - 907 Ho venduto per 25 lire una piccola cosa decorativa e ho ricevuto ordinazione d'una réclame. Speriamo continui bene. Ho trovato una bella camera e sogno un immenso lavoro e un'immensa calma. Sogno un avvenire laboriosissimo pieno di quadri, disegni, acqueforti, decorazioni... tutto tutto. E sopratutto cantando questa nostra epoca moderna così odiata da quasi tutti gli artisti. Ho avuto ieri un giorno di buona ricerca e di buon entusiasmo per le forme nuove. Vorrei poter trovare il modo per esprimerle e farle accettare da molti. Mi sembra impossibile che gli artisti delle epoche passate abbiano portato per la loro età l'odio che gli artisti d'oggi portano alla presente. È impossibile. È impossibile che gli artisti del '500 - anche ammettendo che noi siamo in formazione - sognassero i tempi passati con lo stesso rimpianto con cui i nostri li sognano. È stupido; è segno di debolezza e di degenerazione. L'Arte non è finita come i sentimentali vaporosi gridano; si trasforma. L'umanità cammina e cambia profondamente come l'uomo dal fanciullo. Un uomo di genio s'intende e l'umanità è un genio universale divino. Ora il gran cuore e la gran mente dell'umanità va verso una virilità che è fatta di precisione e di esattezza e di positivismo. È la poesia della retta e del calcolo. Tutto diventa rettangolare, quadrato, pentagonale, ecc. In tutte le funzioni della vita riscontro questo. Mi sembra che tutto vada o verso il decisamente finito o l'infinito. Mezzi termini o nebbie non appagano più. Forse questo è sempre stato ma per questo oggi v'è tanta materia, credo, di poesia quanto nei tempi andati. La forma cambia e gli artisti ricevendo in retaggio la religione della forma sono divenuti dei ridicoli conservatori. Il mondo ricomincia una nuova era e vuole della sostanza. In altre parole l'Arte deve divenire una funzione della vita e non tenersi da parte sdegnosa. Cioè (mi par di avere detto una bestemmia, gli artisti non devono far questo) YArte è troppo universale per farlo. Una prova che gli artisti non hanno seguito il processo di trasformazione sta in questo, che mentre gli scienziati studiano e creano palpitando con l'anima universale che li circonda, gli artisti creano cose morte, e d'un linguaggio sconosciuto non solo ai più ma anche ai pochi. È impossibile che l'era dell'arte sia finita e che sia cominciata quella della scienza. Che l'umanità non abbia più bisogno di canto. C'è sempre un'infinita gioia e un infinito dolore che ride e piange. Quale sarà la formula che darà l'ispirazione umana? Non è essa sempre la stessa? Con quali mezzi? Questo è il problema! Purtroppo la mia mente si confonde e si ferma. Arrivo a delle conclusioni che mi spaventano. Oggi pensavo con gioia e spiegavo la mia avversione a tutto quello che in arte si manifesta nebbioso e disordinato. Mi sembra che il mio temperamento fatto di precisione e di scrupolo sia più concorde con la poesia matematica e d'acciaio dell'umanità d'oggi. Sento nel mio lavoro il bisogno della geometria; di rendermi conto; di calcolare; di presentare un insieme magari rigido ma ordinato e limpido. È inutile sento così e continuerò così. A + A = B perché 2+2=4 Mi sbaglierò ma sento così per ora almeno!! Questa sera una signora (di nessun valore) mi ha dato del materiale ingenuamente e seriamente perché io {tanto per divertir me stesso) esponevo delle teorie su l'amore tendenti a ripudiare tutti quei sentimentalismi e trascendentalismi che fanno credere più puro l'amore a distanza... che il completo e magnifico possesso dell'essere che si ama. lo ci vedo nel primo il disprezzo per la terra direbbe Nietzsche del cristianesimo e di tutti gli scoraggiati. Dunque io sono un volgare bruto. Eppure voglio sempre più da oggi amare bene mangiare e digerire meglio, respirare a pieni polmoni con i muscoli forti vibranti e il sorriso su le labbra. Mi piace il buon vino, il buon pane i begli oggetti le belle donne e i begli animali. E io ho il diritto di dir questo perché io a 25 anni posso ancora passare due ore con affetto con una donna che da 12 anni possiede la mia amicizia. Domani mattina vado con Lei a vedere le Gallerie. 22 settembre 907 Ho letto ora un articolo di Ugo Oietti su le impressioni d'un francese in Germania. Siccome ho scritto a Sironi le mie su Monaco, unica città dove, io sia stato (in Germania) più di un giorno cioè 4, esso m'interessa. Conclude dicendo che la disciplina tedesca causa ed origine della sua grandezza d'oggi ha finito col ridurre la Germania un immenso meccanismo privo di mente e di cuore. Sono stato soltanto quattro giorni e non posso parlare con sufficiente profondità. A me sembra che l'Oietti per un ammirabile entusiasmo latino, confortandosi con M. Barrés esageri un poco e confonda ciò che è il temperamento tedesco e ciò che è il nostro. E molto più bene dice quando esorta gl'italiani e i latini a mantenersi tali; senza tedeschizzarsi cioè specializzarsi e frantumare quelle doti di sintesi e di multanimità che sono giustamente la gloria nostra. E qui ha ragione. Ma dire che il popolo tedesco con tutto ciò che ha dato e che dà abbia perduto o perda la sua anima e il suo cuore... via, mi pare un po' troppo, lo a Monaco ho veduto l'Arte e sopratutto l'Arte tedesca sparsa su tutto. Certo che anche là si [frase incompleta nell'autografo]. Devo pensarci ancora. Mattinata calma e aperta con Lei. Era cara e bella. Abbiamo visitato Brera e il Castello. Mi sembra pronta ancora al palpito della bellezza. Mai ho sentito noia o stanchezza ma il desiderio di restare con lei e carezzarla. Spero in giorni soavi e laboriosi. 23 settembre 907 Sono impressionato perché disposto a crederci. Oggi la mia cartolala, una vecchia signora polacca, appena entrato mi ha detto in modo strano: Lei diventerà un grande artista, lo sorrisi e risposi: Davvero? Benone! E dopo molte mie domande mi disse che aveva osservato dal mio viso e dalle mie mani che in me c'era la stoffa di qualche cosa di grande, lo incuriosito e in fondo a me pieno di gioia perché mi pareva che quel vaticinio fosse uguale a quello del vecchio di Mazzini fanciullo o d'altri di cui mi ricordavo, le domandai ancora. Allora osservandomi le mani mettendole in luce diversa trovò che avevo passato un gran pericolo di morte, lo pensai a Varsavia e al soldato che mi puntò contro il fucile; pensai a Sandrina; pensai a Colini; pensai alla mia bronchite- Quando sarò stato in punto di trapassare??... Mi disse di grandi invidie passate e future; disse che ho gran cuore e più cuore che testa: questa è dominata da quello?.. Il contrario di quello che penso io. Che ancora non penso all'Arte come unica cosa, forse per la gioventù benché l'amore che le porto sia molto grande. Infine che ho avuto diversi amori uno abbozzato ma due che hanno lasciato un'impronta forte in me! E questo è verissimo. Insomma la tempestavo di domande sì da farmi pensare che ci credevo. Certo che la predizione di divenire grande (come voglio!) mi accarezza e mi fa piacere. Col tempo con la speranza. Ho passato un'altra ora con Lei! Sempre cara!... 24 settembre Ho seguito in questi giorni lo svolgersi della lotta tra il Vaticano e il Modernismo. Dico Vaticano perché mi sembra che il nemico sia lì e non nei cattolici. Ho letto un articolo su Murri, uno di Sabotrer e altri. È una lotta interessantissima. Il Vaticano mi sembra molto bello nella sua lotta per la vita. Il colosso che si scuote e cerca difendersi dai colpi terribili di chi è nato da lui: è magnifica. Quanti roghi per l'Europa se non fosse passato il tempo. Pure dal punto di vista cattolico è logico. Il concetto di autorità deve vincere o morire. Gli adattamenti sono impossibili. Bella è anche la tattica rispettosa della marcia in avanti implacabile dei modernisti. Che brutto nome! Sono due fatalità che cozzano. Naturalmente soccomberà il Vaticano. Da questa lotta sono passato all'arte ed ho veduto lo stesso fenomeno. Bisogna ritornare alla fede sincera dei primitivi facendo tesoro della cultura moderna. Sono sorprendenti le analogie che trovo nella vita. Per questo forse leggo il giornale tutti i giorni. Come è identico il movimento in tutti i campi del pensiero! 25 settembre Sono nella mia nuova camera. Bella e luminosa. Sto facendo tre disegni con Mammà, Amelia e un paesaggio. Li eseguisco a lapis arrivando fino all'esecuzione della più piccola particolarità. Il massimo di cui io sia capace non di quello che vedo. Ebbene da molto tempo non lavoravo con tanto amore e costanza. Il mio bisogno di accarezzare il lavoro fino a condurlo alla massima ricercatezza si sfoga in questi disegni. Sono incerto ancora quali conclusioni tirarne ma certo che godo nell'impreziosire il disegno ornandolo come farò nei prossimi di fregi di motivi decorativi. Mi sento allontanare sempre più dall'impressionismo. Per ora penso e non concludo. Speriamo. 27 settembre 907 Giornata un poco vuota. Anzi molto (curioso è il fatto che scrivendo cerco di dire certe parole perché penso che un giorno potranno esser lette e discusse. Il pensiero è quasi sempre spontaneo la forma cerco curarla per... i posteri). Il cambio di casa mio e di mammà scombussola un po' la mia vita. È doveroso dedicarle due giorni. Ne ho perduti tanti per chi non meritava nulla. Ho finito il disegno di mammà e non ne sono compiutamente contento come vorrei. Non sono stato abbastanza scrupoloso come io desidero. Ho a rimproverarmi qualche svogliatezza e qualche trascuratezza. Il panneggio sopratutto del corpo. È un disegno come non ne ho mai fatti e non so perché mi accontenti più di tanti altri. Mi sembra poco originale perché ci si vede l'ispirazione quattrocentista e non ho saputo resistere di mettere ai lati della testa le scritte: "Mia madre" "Età sua 54 "! C'è nel ritratto un ritorno furioso ai primitivi e segna l'influenza del Bellini di Brera (la pietà), delle stampe di Dùrer all'Ambrosiana, di Leonardo moltissimo e della gita a Monaco. Mi entusiasmano tutti gli artisti fino a Raffaello. Oh! mi innebriano, mi trasportano, sono un loro schiavo. Ma me ne libererò. Di loro mi resterà la religione meravigliosa dall'atomo all'universo. In questi giorni Leonardo, m'è venuto nella mente come non mai prima! Che Intelletto divino! E c'è chi dice che la Scienza ha ucciso l'Arte. Ma può essere ciò? Ma solo con le fiabe si può far opera d'arte? Occorre ch'io creda ai draghi e alle sirene per goderne l'essenza? Ma non è questa eterna? Ma tutte le meravigliose favole del passato non entrano nell'infinito? Non entrano nella poesia del mistero della vita dei suoi contrasti? Perché la Scienza ha luminosamente dimostrato l'Evoluzione dell'uomo e la trasformazione della specie per questo è morto il sentimento religioso? Non è esso balzato fuori ugualmente bello, se più positivo? Che cos'è il passato della Scienza in confronto all'infinità del Mistero? Di ciò che non si saprà mai! La forma varia, l'essenza è sempre quella. Non so ancora fermare sulla carta i soggetti per quadri che lo spettacolo della vita mi devono suggerire assolutamente. Non so trasformare in una visione pittorica (scrivevo grafica) quella letteraria o filosofica. Ieri m'è venuto il dubbio se ho perso o no "amore per il colore visto che ricado sempre a disegnare trascurando i pennelli, lo provo anche questo però: il colore non mi sento di adoprarlo che in cose di grande importanza. Le piccole impressioni non mi vengono agli occhi che come disegno. Le macchiette le ho sempre detestate. Avanti e speranza. Non vedo l'ora di lavorare con Lei! 28 settembre Dal '95 a oggi si sono costituite a Milano Società per 1 miliardo. Sono da Lei! 29 settembre Giornata oltremodo scombussolata. Contento di aver aiutato Mammà e Amelia. Ho condotto questa da Lei. Deve averle fatto piacere e sono contentissimo. Voglio lavorare molto. 30 settembre Bellissimo articolo ironico di Francesco Pastonchi contro i letteratucoli (e pittorucoli?). Mi sembrava parlasse di Colini!! Giustissimo! Mancanza di cultura e di disciplina. Gli ultimi autori francesi, poeti specialmente, formano oggi i temperamenti letterari. Pieni di posa di dolore... di tristezze, di rimpianti e di- degenerazione... Degli Dei spostati nella folla. Proprio ieri dicevo a me stesso di essere beato della mia calma del mio ordine del mio ritorno scrupolosissimo alla forma e alla compostezza. Sempre più voglio essere umile ed amoroso verso la grande Dea alla quale offrirò tutti i sacrifici di cui son capace. Finisce dicendo: l'ironia è la unica veste piacevole che possiede l'uomo saggio quando dubita della efficacia di tutte le altre forme di ammonimento. 1 ottobre 907 Sono accasciato, stanco e svogliato. Tante ragioni causano questo. Perdo le briglie della mia volontà e non so comandarmi e obbedire ferreamente. Ho letto un articolo su le terramare e terramaricoli che sono strati o piani di palafitte sovrapposti gli uni agli altri mano mano che il piano sottostante si riempiva dei detriti o rifiuti degli abitanti che vi dimoravano sotto in capanne quadrate forse. Risalgono a 1 500 e 3000 A.C. È terribile pensare a sì remote civiltà, lo ne provo un senso di sgomento, di poetico mistero che rapisce. 3000 anni!!! Parigi 8 ottobre 907 Sono a Parigi dal giorno 3. Mai ho avuto energia di fermare qualche impressione. Compagnia sciocca! Sono alla Galleria Lafayette a visitare i magazzini. Noia. Milano venerdì 10 ottobre ore 1 1 pom. Arrivo in questo momento molto triste e stanco. I lavori della mia camera mi fanno un effetto cattivo così il ricordo della gita. Mi sembra tempo perduto e poco profitto ottenuto. Milano 12 ottobre 907 Ho visto una fotografia che gareggiava con qualunque altro quadro. La meccanica fa tali passi nella riproduzione del vero che all'uomo non resta che lo spinto. Tutto va verso lo spirito. Milano 17 Non ho più scritto nulla. Non sono molto energico verso me. Non so impormi mille cose e sono stanco spesso. Molto dipende dall'assoluta mancanza di denaro per cominciare lavori serii. Ho trovato lavoro da Ricordi. Appena potrò comprerò un po' di tutto per lavorare. Ho gettato giù l'idea per un Trittico "Omaggio alla madre." Lo avrei già cominciato ma mi mancano i mezzi. La difficoltà più grande dopo questo è di versare il vero nella forma dell'idea senza cadere nel vuoto e nel superficiale. Il quadro è questo. Nei pannelli laterali i due figli. Uno lavora e interroga la scienza; dalla finestra si vede la vita moderna. L'altra lavora al lume della lampada e dalla finestra si vede un cielo di sera nuvoloso e la luna che occhieggia. Nel pannello centrale la madre stanca con due figure ai lati simboleggianti gli affetti dei figli, le due adorazioni. Una dolce, femminile e le bacia la mano con devozione, l'altra più fiera in atto di corruccio e di difesa virile. Sfondo: tramonto chiesa e rovine. Questo in quattro parole mal dette. Ma meglio sarà che aggiunga questo: il tutto semplicissimo, compostissimo, accuratissimo. Lo eseguirò? Ho scritto a Severini. Ancora non ho avuto l'energia di scrivere a Pietroburgo. È orribile scrivere cose noiose in francese! L'Esposizione dei divisionisti a Parigi, interessantissima. Tele meravigliose del Segantini, arditissime del Previati e degne quelle di Fornara e altri. Mi hanno dato il colpo decisivo. Balla è finito. 19 ottobre 1907 Buona giornata. Ardo di lavorare e creare creare... Ho fatto un mio ritratto a penna. Una cosa nuova per me, che coltiverò molto poiché ne provo un gran godimento. Il sogno è sempre lo stesso: grandi sentimenti con forma e fattura impeccabili. Ho parlato con un pittore. Idee vecchie o meglio voglia di novità ma visione senza forza e senza analisi. Vuol fare un'Annunziazione. L'unica novità è che invece dell'angelo vi farà solo l'ombra proiettata da esso. E questo senza alcun movimento dell'animo. Anarchia sentimentale! Fa di maniera perché invece di un mese vi metterà dieci giorni. Ecc. Ecc. Ecc. Non ho forza di scrivere a Pietroburgo! Buonanotte. 27 ottobre 907 Mi sembra che la caricatura resterà come espressione dell'epoca fino ad oggi ma d'un'epoca che ha innalzato ad Arte l'ironia frutto dello sconforto. La fede non è ironica. Non lavoro assolutamente. Il tempo la mancanza di modelli di denari di tutto. E ho un desiderio immenso di lavorare! Milano 6 novembre 907 Tenere un diario è più difficile che non sembri a prima vista. O forse è l'abitudine che manca. Molti avvenimenti in questi giorni. 1 .° La venuta di Severini. Simpatica la sua costanza e la continuità tra la vita e l'Arte. Non discute, agisce. Quanto poi a valutare la forza della sua azione vedremo. Certo che con il suo potere, si plasma la propria vita se la gode e marcia diritto allo scopo. Meno cristiano di me e forse, anche meno pagano ma fa piacere in mezzo a tante tortuosità una corrente diretta anche se questa è un fiume poco imponente. 2. ° Raffreddamento con Sironi. Nessuno gli leverà dalla testa che Severini e la mancata spedizione delle tele hanno influito. Invece... purtroppo da molte lettere mi sforzavo a non parlare dei dubbi che mi assaltano quando penso ad una relazione con un uomo che vuole qualche cosa nella vita. È inutile; uno dei due deve adattarsi a riconoscere superiore l'altro o tutti e due tacciono e lo pensano reciprocamente, cosa orribile che non è ammissibile con quello che dell'amicizia mi immaginavo io. Dunque è finita. Più penso e più credo che è impossibile confidare ad uno le proprie speranze quando queste rappresentano un pericolo o una disfatta per chi le ascolta. E se chi le ascolta non teme queste, non ha paura e per ciò non istima l'altro. Di qui non si esce. Dopo tanti mesi di solitudine e lontananza da chi era abituato a confidare molto, Severini, ritrovandolo, ho visto le stesse reticenze, le stesse mortificazioni, le ambiguità di una volta, ora però raddolcite dalla novità della visita a Milano. Tra un mese tutto sarebbe tornato come ai bei tempi di Roma! Puah! Insomma io non scriverò di mio più nulla a Sironi pur ritenendolo il mio migliore amico e l'ultimo. Sono le mie osservazioni sugli altri che hanno prodotto le idee che mi allontanano da lui. 3. ° La signora Teresa Tresoldi ved. Gaetani di 66 anni è morta! Mai troverò in una vecchietta e nelle sue condizioni tanta gentilezza, bontà e abnegazione. Sono di quelle eccezioni umane che farebbero dubitare della brutalità universale se le eccezioni non avessero l'ufficio di confermare la regola. Era nata per servire e rendersi utile con l'altruismo più puro che nell'animo umano vi possa esistere. Rideva raccontava le sue storie e serviva. Ma con dignità e fierezza. In pochi giorni è morta. Ho assistito a tutte le cerimonie che accompagnano chi fa il gran passo. Ho visto: ipocrisie così così; incoscienza a monti direbbero a Venezia. Mancanza di controllo su se stessi. E per ciò pruriti fisici risolti in grida sentimentali. E convenzioni a iosa. E la mancanza di controllo, solo nei gesti esteriori che andavano sempre a colpire emotivamente gli astanti. In quanto a se stessi, sempre presenti fino a pulirsi il ginocchio che sporcava il migliore abito nero, nel rialzarsi dall'aver baciato la morta. Insomma la defunta sembrava la forza motrice del teatrino mentre era il pubblico che faceva agire e guardava compiacendosi attentamente per ripetere o superare le parti. Sono in una nuova casa in via Castel Morrone n. 7 in casa del sig. Defeo. Vedremo. Sono vicinissimo alla campagna. Ci voglio molto lavorare, ma il freddo è intenso e ne soffre il mio petto. Severini à conosciuto Lei e ne è entusiasta. Quando l'ha vista era veramente carina. Ieri l'ho vista. Per casa non mi piace. Contrariamente ai suoi sogni è trasandata e perde la forma. Voglio dirlo. Milano 13 novembre Ho battuto alla porta di tutti gli Stabilimenti industriali senza trovar da far nulla. Ricordi non è contento delle copertine che io ho fatto con grande cura. Chiattone promette molto ma non capisco come uno stabilimento così grande non abbia nulla per me. Vedremo. Malgrado gli orribili pensieri che la mia situazione continua ad accrescere cerco di farmi forza e lavorare serenamente e il più possibile. Ma mancano i denari per tutto. L'entusiasmo è vivo ma le difficoltà sono enormi. Oggi ho finito l'ultimo tubo di biacca e tutta la mia buona volontà s'arresta lì. Baldo è passato per Milano diretto a Parigi. Cosa utile e inutile. Mi ha portato notizie di Padova. Malvezzi mi diffama, perché nella gita a Parigi, invece di condurlo per i negozi andavo a vedere i quadri. Povero stupido. Tommasi stima la mia forza di volontà, la mia tenacia. E tutto il circolo più o meno artistico esalta le mie virtù di uomo machiavellico e nietzschiano... Poverini. 16 novembre 1907 Condizioni finanziarie orribili. All'orizzonte alcuni lavori per il Touring Klub. Conoscenza del sig. Guerrerio. Molto farà per me. Due ore di passeggiata con Lei. Freddezza come sempre in principio. Il fantasma dell'amore ci agghiaccia. Quando la conversazione passa su temi generali di osservazioni oggettive o soggettive la conversazione o meglio la comunicazione si anima e vive. Mi ha detto riguardo a Cinta cose che non sospettavo. Voluttà intensissime di quelle che io ho sempre lette o immaginate ma mai provate. Notti di desiderio insoddisfatto per l'immenso desiderio dell'uno per l'altra, lo non ho mai provato nulla di questo. Ho sempre provato un senso di noia con la donna anzi con tutte le donne pur compiendo i miei doveri di maschio perfettamente. Ma non ho mai provato l'abbandono completo salvo che con S... ma con Lei c'erano troppe cause straordinarie che concorrevano. E poi era sempre unilaterale salvo un poco negli ultimissimi tempi. Ero soggiogato fisicamente ma la mia osservazione per la sua anima piccola, grossa, volgaruccia era sempre presente a farmi domandare il perché del mio desiderio. Con la Emiz al contrario non so perché, essendo la donna che più stimo e amo mai il desiderio è venuto a render più complesso l'insieme dei sentimenti amorosi che ho per Lei. Né Lei ne sente il bisogno e io nemmeno. Perché? Abbiamo provato ad amarci fisicamente e ne è uscito fuori un amplesso meccanico regolare che non domandava altro... freddo insomma. Ma Lei ha provato per Cinta quello che io non ho mai provato amore, stima, adorazione per lo spirito e per il corpo... lo posso dire al contrario che quelle poche donne che mi hanno dato momenti di voluttà (mai più di momenti) sono state all'ultimo posto della mia valutazione morale e intellettuale. È curioso ed è così. Milano 21 novembre 907 Lavoro il più possibile ma non riesco a far nulla di buono ora il disegno ora il colore ora il chiaroscuro manca sempre qualche fattore a tutti e tre. Non comprendo come mi sia impossibile progredire come voglio. Sono abbastanza calmo, anzi troppo. Non leggo nulla e sono senza denari il che mi impedisce di lavorare di più. Guadagnerò qualche cosa ma poco tra non molto. In casa vado bene. Sono stato da Lei e ho parlato molto dell'ideale che non mi lascia di dedicare a qualcuno l'intimità della mia intelligenza. Una cara amicizia come la sua così nobile e così antica mi darebbe qualche felicità. Ho parlato... ma temo di non essere stato capito. O capito, ma rifiutato. Mi succede sempre così. Tutta la mia vita sarà così. Se non accade quello che voglio fare accadere: a forza di studio, di amore, di pazienza e di umiltà verso la Gran Madre arrivare alla serenità eterna e fredda della statua perfetta. Il cuore credo sia perfettamente inutile a questo mondo. Cercherò di studiare infaticabilmente e vederla meno. 27 novembre 907 Ho lavorato molto i giorni scorsi. Sono arrivato ad avere una giornata di attività dalle 7 del mattino alla 1 V2 della notte. Ieri ho avuto una giornata stanca e un po' scoraggiata: causa la continua mancanza di denaro. Ora guadagnerò 50 lire e potrò pagato tutto trovar qualche cosa per l'Arte. La voglia e l'entusiasmo c'è. È la prima volta in vita mia che vivo completamente solo senza amici e discussioni. Me ne trovo molto bene pur desiderando qualche volta di trovare un altro entusiasmo che accompagni, per poco magari, il mio, musicalmente. Lei mi doveva scrivere ma non lo ha fatto. Gorba è partita e poteva scrivermelo 0 venire a casa se aveva piacere della mia compagnia. Ma è inutile che io insista s'è stancata, annoiata di me, questo spiega il nessun trasporto dei sensi che Lei ha verso me. Tutti i miei ideali e sogni bellissimi... ma stancano una donnina. Osservandomi sento che non c'è nulla in me di serio per Lei. Comincerebbe forse qualche volta ma il suo contegno tanto diverso da una volta mi agghiaccia. Non c'intendiamo più forse e me ne dispiace come d'un intimo sogno femminile svanito. M'aspetto perfino una lettera dove mi confessi che la mia presenza l'imbarazza... In ogni modo mantengo quello che ho detto e non vado da Lei. 29 novembre Ho trovato Lei a casa. Discreto piacere. M'ha dato una lettera concepita abbastanza sinceramente. Dice che quello che cerco non lo troverò mai e che Lei ha paura del mio ideale. Inoltre il mio desiderio di freddezza e di distruzione di tutto ciò che mi lega al mondo per ritirarmi nella più pura contemplazione le fa temere anche per l'amicizia mia... e non ha torto. Ieri sera dopo averla lasciata io ho sentito nettamente che nulla, assolutamente nulla mi lega a Lei. Tutto quello che provo in fugacissimi momenti non è che la convulsione dell'illusione ormai incatenata e vinta e che vorrebbe risorgere e imbrancarmi con tutti gli altri aiutata anche dai ricordi che sono le più dolci falsità della vita. Dunque? L'ultima debolezza da combattere è quell'intenerimento che mi prende... 0 lascio che tutto venga a me? E l'energia? E la verità, secondo me stesso, che mi spinge a vedere nudamente 0 brutalmente in tutto? Non so più nulla. Alle volte ho paura della mia fine alle volte me ne inorgoglisco. Cosa posso fare io se sento la ripugnanza per tutti i sentimenti in cui si avvoltola l'umanità. Non credo a null'altro che nello spettacolo del mondo. E poi? Lavoro poco ecco il problema. Non ho denari per le tele e i colori e sono un asino... tutto il resto è sciocchezza. Domenica 21 dicembre Quasi un mese che non scrivo. Le condizioni sono migliorate grazie alle réclame per il Touring. Conosciuto il Sig. Massimino e Signora cortesi. Faccio ritratto ambedue 1 ,25 X 1 ,50. Pagano spese. Lettere da nessuno. Con Lei nulla di nuovo. Da una settimana non la vedo e non ne sento alcun bisogno. Madame ha mandato 30 lire. Tra poco compro il torchio!!! Angoscia orribile ieri sera per un orribile dubbio. Mammà faticava a parlare e credevo una paralisi vicina. Povera mamma mia. Non so come invocare l'inconoscibile che ci governa. Come siamo piccoli e miseri. Il solo mio voto è la sua salute e il poterle far passare gaio quest'ultimo tempo quaggiù. È stata un'angoscia terribile forse sarà nulla. Ho fatto male ad aprirmi con Amelia per questo dubbio. In fondo sono in un periodo di freddezza. La nobile tensione che mi teneva i passati giorni è rallentata. Lavoro poco d'arte e sono svogliato nelle cose umili. Guadagno abbastanza e non spendo nulla per me. Mi avvio alla vita che desidero questo è l'unico progresso. Leggo la Tecnica della pittura di Previati e mi sento umiliato innanzi a tanta erudizione tecnica, lo sono un vero ignorantissimo. Ma come fare come, dove, quando studiare tutta quella chimica e fisica? La vita mi dà appena il tempo dell'esercitazione materiale e meschina! Leggo Muntz un libro sul Rinascimento. Le parole che dice su Leonardo Michelangelo Bramante Raffaello mi fanno scomparire come la neve al sole. Come posso credermi qualche cosa davanti a simili giganti? Sebbene per me Dio sia la Natura con le sue forme e colori pure mi sembra d'essere un pretino che si paragona a Dio perché comincia a balbettare una messa!... Balbetto io? Oggi un articolo sul Crepuscolo degli Dei di Wagner mi ha gettato a terra. Come saranno stati questi grandi? che anima? che corpo? che desideri? lo divengo sempre più stupido e mediocre. E tuttavia spero... cosa? Gloria, quattrini, onori! E poi? E la giovinezza che li equivale? L'ha detto anche Leopardi ma lo ripeto, o meglio, lo sento anch'io. Mai la idea della fine mi ha sconcertato come ora. Lavoro lavoro lavoro... perché? Morirò e poi? Tutti i miei oggetti dispersi o sui banchetti dei rigattieri... e poi? Qualcuno piangerà e poi? Qualcuno riderà e poi? La gente si amerà si rincorrerà si ucciderà e poi? Almeno vivesse tanto mia madre che il mio lavoro potesse farla sorridere tutto il resto del viaggio. E poi? M'è venuta l'idea di un disegno ch'io condurrò all'intaglio in rame. Il titolo: La Libertà. L'inspirazione parole di Ibsen: Essere un carattere avere la forza di vivere senza amici soli col proprio ideale: ecco la libertà vantata... a questo si oppongono le convenzioni umane il rispetto ai parenti la famiglia... La vera Libertà al di sopra di tutte le miserie. L'impossibilità, la serenità, la contemplazione in alto nel silenzio nel gelo forse (beata solitudo - sola beatitudo) e giù le lotte le fatiche brutali, l'amore, la guerra, la morte. 24 dicembre Le migliori condizioni economiche permettono di far passare a mammà le feste con una certa abbondanza. Le leggo il benessere negli occhi e ciò mi dà felicità. Un attimo... tutto torna grigio e sbiadito. Mi esaspera la lentezza del procedere. Ho cominciato il ritratto alla signora Massimino. Mi sento circondato da una leggera diffidenza sulla mia capacità per quanto la signora sia buona paziente e gentile. Ci metto tutto me stesso. Oggi vado a vedere un torchio. Un inquilino della padrona di casa è stato arrestato stamane per truffa. Poveraccio. 30 dicembre Kristeller Paul di Berlino: annuario dei Musei di Berlino 904 Gruyer G. Les illustrations des écrits de Jerome Savonarole publié en Italie XV et XVI siècle et le parole de Savonarole sur l'art. Paris Didot 1839. Gruyer G., Les livres publiés en Ferrara avec des gravures surbois, Paris, "Gazette des Beaux Arts," 1 839. Gustavo Modena 35 Dudovic Severini 22 rue Turgot 9 Paris Segr. Ass. Artisti Ital. via dei Bardi Firenze Grubicy v. c. Ravizza 24 Sono dall'avv. Accetti e perdo tempo per combinare qualche affare finanziario. Ho riletto ora le pagine passate e sento Per la creta: Provini e Sicchi corso Buones Aires 36 Terzo taccuino (gennaio-agosto 1908) "È bello doppo il morire vivere anchora" Da una stampa del cinquecento "Essere un carattere; avere la forza di vivere senza amici soli col proprio ideale ecco la libertà vantata. A questo s'oppongono le convenienze umane, il rispetto ai parenti, la famiglia..." Da Enrico Ibsen Milano 2 gennaio 1908 Alla fanciulla del primo bacio; all'amica della giovinezza alla compagna, forse, della maturità trionfatrice dedico amorosamente notte del 2 gennaio 1908 Con il regalo di questo libro appago uno dei tanti desideri. Un libro dove segnare pensieri e azioni della mia vita. Giornata buona oggi. Calma e speranza. Domani comincio a lavorare assolutamente! Da diversi giorni ozio completamente senza subirne grave dolore... Mi sembra però che la meta sia lontana, confusa, indefinibile. Domani comincerà di nuovo tutto! L'anima è sempre umile e religiosa. Ho passato buoni momenti con lei. Quanto buon senso e quanta semplicità. Dopo mammà e Amelia è l'unico essere al quale posso dedicare un'ora senza dubitare del tutto. Ma il dubbio e il malcontento c'è sempre... Vorrei... salire, salire, salire! Mi viene in mente Baudelaire: "Laggiù tutto è ordine bellezza e voluttà..." Il telegramma in latino dei telegrafisti Romani mi ha fatto esultare. Avanti Dea Roma!!! Sono vuoto perché non lavoro: coraggio. Ho veduto una réclame francese che senza essere perfetta era straordinaria d'espressione moderna... M'è tornata alla mente la solita idea: I posteri guarderanno quelle o i nostri quadri personali (più o meno) egoisti senza via, senza scopo; vuoti, pazzi, cretini, lenoni e tutto quel che si può dire? Ancora non so cosa rispondermi. Nessuno mi scrive: ne ho quasi piacere. Come sarà l'anno che comincia. La chiusura è stata cosi così ma piena di buona volontà. Molto meglio dell'anno passato. Ho fatto divertire mammà e sono contento. Non posso chiudere senza una preghiera all'Ignoto, alla Gran Madre: "Possa io mantenere l'umiltà e la forza di presentarmi davanti ai sacri misteri come un innocente senza ambizioni e falsità. Tutto quello che uscirà dalle mie mani sia un canto di adorazione di esaltazione dal filo d'erba all'albero; da una goccia all'immenso cielo, dal verme all'uomo! Che tutto mi si trasformi nella mente secondo la Verità suprema, senza giudicare né in bene né in male, né in bello né in brutto; possa sempre amando e studiando ciò che è più conforme al mio sogno non perdere mai la comprensione universale!" 8 gennaio 1908 [Ines] [Lei?] Nevica. Ho cominciato a colorire il ritratto della Signora Massimino (1,80 X 1,50). Sono molto più calmo nei procedimenti ma ben lungi dalla ferrea esecuzione che sogno. Ho cominciato a lavorare alla sera con l'Ines. Che modella straordinaria! Ogni movimento suscita un quadro. È una continua armonia di linee. Sembra una figura le cui linee che la compongono non debbano mai finire. E pensare che per mancanza di comodità non posso usarne maggiormente. Con l'Emiz abbiamo a lungo parlato del passato e del futuro tirandone delle conclusioni sconfortanti. È meravigliosa la sua personalità. Non ho mai veduta una creatura simile! Penso che solo Fie sarebbe capace di star vicino a me. Poche idee per la testa. Non so perché. Poche osservazioni; poca vibrazione, poco di tutto. Leggo Previati "La tecnica della pittura" che mi ha procurato molto piacere. Ho letto a proposito di F. Zuccari e delle sue illustrazioni che non mi piacciono che andiamo verso il seicento... E io che penso che ancora ne dobbiamo uscire! Il solo pensiero che non mi lascia è questo: Se non si riesce a rimettere l'Arte nella Vita i posteri rideranno di noi. Continuo le copertine per il "Touring" senza riuscire malgrado la buona volontà a creare una cosa decorativamente significativa: sono sempre pupazzi, pupazzi, pupazzi! 13 gennaio 908 Giornata pesante, spossante, orribile! M'hanno rifiutato una copertina e un disegno al Touring. Il brutto è che anche io trovo orribile quello che faccio ma sotto tutt'altro punto di vista. Non lavoro, non istudio, non leggo, non penso! Ho girato tutta la giornata per affari... io! Ho parlato di qua, pregato di là; salutato minacciato, riverito in tanti modi, tanta gente!... È orribile! Mammà sempre a letto e domani dal dottore si saprà il da farsi. Denari lontani. Speranze entusiasmi energia lontane come rovine fra la nebbia. Giornata fredda e volgare! Come ne uscirò da tutto questo contagio che il bisogno necessarissimo mi obbliga ad avere? Questa sera sono stato da Emiz. Credevo consolarmi e invece nulla. Non ho avuto ancora l'energia di far tacere il cuore e agire con la testa e lavorare e approfittare del tempo. Dormo poco e sono sempre stanco. Fie non mi capisce è lontana da me e anch'io forse lo sono da lei. Ma io dubito perché non vedo calore se no chi sa? Ci sforziamo a risuscitare qualche cosa che forse è morto per sempre. Ci meravigliamo di parlare tanto del passato... non si rammentano forse i cari defunti? Ma mi rattrista il non poter avere un piccolo cantuccio mio. Forse mi vado indebolendo ma sento il bisogno di lavorare per un dolce padrone terreno. No Fie non mi comprende! Se capisse e amasse con più devozione sento che potrebbe raddolcire tante cose. E invece dopo qualche giorno di tenerezza (mai completa) cominciamo subito a sentirci in preda alla sostenutezza, alla cortesia calma di due persone che si stimano, ma basta: uno resta al di qua l'altro al di là. Perché? Intanto non lavoro, non penso, non leggo, e sono un nulla. Rileggendo mi sembra che le mie parole potrebbero far credere che io penso all'amore, alla donna alla solita chitarronata amorosa insomma... tutt'altro. Sento il bisogno di lavorare per qualche cosa per qualcuno uomo, donna, amico, amante vecchi o giovani non so! Forse se quello che faccio servisse a qualcuno a un individuo a una comunità, ad una città, una nazione, alla umanità... non so, forse sarei un po' sollevato ma così, ignorante, solo, sconosciuto, è imbecille e maialesco il vivere. Mi sembra d'essere un bruto della scala più bassa. 1 7 gennaio 908 Abbastanza contento di una testata per Rivista // Lavoro Italiano. Testa vuota. Spossato per lavoro commerciale necessarissimo... Impossibile imporre impressione artistica all'industria. I mittenti sono somari di ferro o piombo. Tristezza per tutto. Malcontento di tutto di me di F/'edi tutti. Coraggio! 1 ° febbraio 1908 Da 15 giorni non ho mai potuto trovare l'energia di tirare fuori il libro e scrivere. Progredisco sensibilmente nella vita che desidero. Vita di raccoglimento e di lavoro. Studio poco veramente ma la testa è abbastanza sveglia e segue il segno da raggiungere abbastanza limpidamente. Fra qualche tempo andrà meglio. Ho comprato tre volumi su Dùrer, Michelangelo, Rembrandt magnifici: pagherò a rate mensili di Lire 3. La testata per il Lavoro Italiano dopo ripetuti cambiamenti e correzioni mi è stata rifiutata. Il Sig. Lombardo mi voleva compensare ma ho rifiutato. Avessi fatto così da Ricordi. Il mio solo svago ora è la contemplazione delle opere dei tre sommi che ho nominato e qualche ora che passo con lei. Ci siamo riavvicinati molto dopo una lunga discussione piena di rimproveri giusti da parte mia. Mi è cara la sua compagnia sento che non mi aprirò mai con una donna quanto faccio con lei. Rembrandt mi ha sbalordito per la meravigliosa visione pittorica di qualunque oggetto si presenta al suo sguardo. Mi sembra il padre dei moderni luministi. Ma come è lontano dal mio ideale! come mi sento agli antipodi! Quante forme volgari quanta prosa attraverso il suo occhio straordinario! Che meschinità di forma in tutte le sue incisioni o quasi. Mi sembra che solo il suo immenso amore e studio lo abbia salvato dalla mediocrità. Nei dipinti è un altro, e Rembrandt è il mago dell'impasto e del pennello... ma quante teste goffe. È vero ch'io non conosco, al momento, quanto valeva l'arte fiamminga al suo apparire. Gl'interni e i quadri di genere fiamminghi li amo poco salvo i sommi (sono un grande ignorante) e in Rembrandt vedo - per me - l'uomo che ha volato sì ma trattenuto terra terra dal grossume, dal borghesume dal tondeggiamento informe della razza che lo ispirava. Lo studierò ancora poiché mi sento umile davanti a tanta amorosa ricerca ma per ora sono perplesso tra cose magnifiche e deficienze puerili per non dire orribili. Dùrer è immenso, è grande è un titano è terribile quanto può esserlo il genio nella sua creazione. Mi spaventa da una parte la calma dello stile, dall'altra la terribilità della composizione, l'impeto del segno che morde contorce sforma ma corre, corre verso l'ideale! Come afferra tutto, batte, inchioda, taglia, grida e poi si calma accarezza, liscia, cesella, raffina finché il sogno va lontano, lontano; riposa per poi risorgere e sfuriare e battere e gridare! Mi fa press'a poco quest'effetto. Che ritratti! che paesi! Che composizioni: È immenso!! Come l'impronta del suo stile fa perdonare certe visioni veristiche della sua razza pesante e senza grazia! Michelangelo! Come posso arrischiarmi con le mie parole a parlare di Lui. Chi sono io? Perché scrivo? Per me? Sì forse questo mi permetterà di dire che m'inginocchio e adoro. Adoro tutto anche il suo eccessivo servilismo classico! Oh! Misteriosa potenza del genio! lo non posso seguirlo in tutto. V'è un punto in cui lo vedo varcare una soglia ed entrare nel Mistero. Adoro e basta! E pure mi è caro - e non so il perché - tra tanta voragine di lavoro di passione di dolore di calma pensarlo umile e mesto recarsi agli appuntamenti che la divina Vittoria Colonna gli dava nella Chiesa che sta su a Monte cavallo in Roma. Cosa avrà detto Michelangelo alla vedova del Marchese di Pescara? So che lo esortava a sperare in Dio... Oh infinita poesia del mondo! Vi sono dei momenti, come questi, in cui il ricordo di un episodio accaduto lontano nel tempo mi sale dolcemente all'intelletto e si collega ad un rumore, ad una forma vicina visibile... Oh non posso io con parole dire quello che provo. Dire che le lacrime mi vengono agli occhi fa ridere. Forse con dei quadri, un musicista con la musica un poeta con dei versi forse qualche cosa verrà fuori di ciò che dicevo quattro righe più su e che ora m'è già fuggito dalla mente. Mammà è sempre a letto e tra qualche giorno le faranno l'operazione. 13 febbraio 1908 Ho passato tre giorni d'inferno. Da diversi mesi non passavo una crisi così angosciosa. Tutto era crollato. La causa era tutto. L'arte, la vita, tutto! Sento sempre più l'impossibilità di vivere in contatto con il mondo. È orribile: ogni tanto sento d'inciampare in ostacoli, in barriere, in tranelli, in porcherie, diciamolo pure, che con miei simili (cioè della stessa razza) non troverei. Mi sembra che tutto sia ruvido e la mia sensibilità si ferisce da per tutto. Tutto e tutti mi umiliano, mi calpestano o per lo meno mi deridono. Devo davvero confessare che mammà e Amelia sono le uniche persone con le quali mi sento più al sicuro. E malgrado i miei progressi finisco sempre col trovarmi in comunicazione con qualcuno e il tormento comincia. Sono un debole! Trovo tutti con delle frasi e delle idee fatte, dure, stupide e cattive. Arrivo io, parlo, mi scopro: per imparare e convincermi mi apro mi denudo, cerco di rendermi più vibrante e accessibile ad ogni comprensione (anche minima) e allora il vigliacco che mi parla ride e mi colpisce. Questo mi succede con tuttiì Questo deve dipendere dalla sete d'affetto di comunione che mi tormenta. Per quanto io stia in guardia e dubiti per esperienza, quando trovo un essere che mi si fa innanzi e mi parla (ognuno secondo la propria forza e qualità) e vedo in quest'essere il piccolo mondo che si agita e muove nell'immensità universale mi sento quasi sempre - mio malgrado - spinto a sorreggerlo a spiegargli qualche cosa interiore od esteriore che gli dia quella consolazione che io ho provato con altri, con riconoscenza... Errore! Tutta la bontà ch'io metto nell'offrirgli qualche cosa sento subito all'istante che offende quest'essere. Sento ch'egli subito si guarda, misura le sue armi, cerca i miei lati deboli, e alla prima occasione mi colpirà. Questo m'è accaduto con l'amico più intimo e mi accade con tutti e mi accadrà sempre. Se tutto questo che scrivo l'avessi confidato a qualcuno credo fermamente che già dovrei piangere per averlo detto. Subito mi si sarebbero portate innanzi quattro frasi a base di cristianesimo, paganesimo, F. Nietzsche e l'individualismo, l'egoismo, l'egotismo e tutto il resto. Ora invece che parlo a me stesso e nessuno ride interrompendomi, io dico questo: cristiano o pagano, umile od orgoglioso, debole o forte io non so cosa c'è in me. So che sono venuto al mondo sorridendo e me ne andrò piangendo! So che tutto l'odio lo spasimo l'amarezza che mi turbano ora m'è stata versata goccia goccia dall'esperienza e che tutti dai più cari ai più indifferenti mi hanno tradito e ferito alle spalle. Che tutto quello che m'ànno insegnato e che serve di sostegno a tutto il canagliume universale è falso e che il mio desiderio, il mio sogno di vivere sinceramente e amorosamente è una bolla di sapone che scoppierà tutti i giorni e tutti i giorni faticherò a formarla e che purtroppo non vedo altro rimedio a tutto questo che la morte. Qui cento persone mi griderebbero ridendo che tutti sanno questo, che sono cose vecchie, ma io confesso che le trovo terribilmente nuove. Quello che mi esaspera è la sicurezza nell'affermare o respingere cose che io non ho mai saputo decidere e non saprò mai. La sicurezza di vivere della maggioranza mi sgomenta. Dove la possono trovare? Possibile ch'essi siano più religiosi e più umili di me? Che mettano più ardore di me nel rendersi ragione, nell'assalire un problema, nel ricevere una gioia? Come fanno a consumare la loro giornata senza sentire in sé qualche cosa di terribile, di vuoto, d'inutile? Hanno mai girato gli occhi intorno? Hanno mai pensato seriamente a qualche cosa? Si sono mai fermati davanti all'acqua, davanti all'erba, davanti agli animali? I legislatori... ma dove hanno trovato il punto di paragone e quello che hanno trovato possibile li abbia sinceramente soddisfatti? Sono dei bugiardi o sono dei saggi? Eppure lo so. Bisogna avere una religione, una fede per vivere e io l'ho! sento che la mia anima l'ha, ma è terribile perché non ha confini, non è finita. Occorre dunque il dogma avvilente per avere un po' di sicurezza? E i grandi che vissero in tempi in cui il dogma delle loro religioni era indiscusso erano sicuri? Occorre dunque per la mia sicurezza che crei un simbolo tangibile della fede lo incensi, mi prostri e lo adori? Ma la campagna, la città, gli uomini le bestie dalla mosca all'aquila, dal bruco all'uomo dal musco alla quercia questi simboli, queste deità stesse non debbono bastare? L'opera dell'uomo, i misteri della psiche animale, le nuvole le acque non devono riempirmi di gioia e d'amore?.. Eppure mi manca qualche cosa! Forse la causa di tutto sta nel non avere mai avuto la forza di adempiere e compire quello che mi sono promesso. E se è questo perché questo? Sono io così vile d'aver bisogno della frusta per fare quello che dico? E se anche la frusta me lo facesse fare sarei più contento? Emiz agisce verso di me in un modo inqualificabile. Se capisse di più di quello che capisce non farebbe così. Ma sono stanco di recriminazione. Non è né buona, né cattiva; né sincera né falsa è come è e lo stupido sono io a sentirne bisogno quando la foga di lavorare si rallenta. Certo, che se vedo bene me stesso trovo scusabile anche lei. Ma io desidero sempre di più e sento che forse è impossibile avere di più da lei. Oggi non ho lavorato ma ho messo sotto vetro un disegno e preparato qualche cosa. La giornata è stata abbastanza calma. Constato con piacere che i giorni del tutto lontani dall'arte come li passavo una volta mi è impossibile passarli ora. Progredirò? Se lei mi scrivesse e mostrasse un po' di slancio invece di abbrutirsi scoraggiata in quel mondo di imbecilli... Domani credo che lavorerò. La settimana ventura riprenderò il ritratto della Signora Massimino. Gentile Signora. È curioso che con lei sento il piacere di star vicino a una persona giovane. Il ritratto finirà col riuscire ma devo confessare che mai sono stato più tenace nel fare un lavoro e mai mi sono trovato più disorientato come in questo. Perché? Il Signor Massimino è cortese e forse di una rude franchezza che fa piacere. Ma come sempre aspetto di giorno in giorno la nota volgare che mi dia il disgusto di tutto. Lui ha 29 anni lei 24 ed hanno un bimbo di 1 M? un magnifico bambolone quantunque a vederlo a prima vista sembri bruttino. Sono persone calme che sanno prendere la vita come gliel'hanno insegnata con tendenza a miglioramento senza metterci troppa foga. Si amano perché si sono amati, forse si stimano o meglio cercano di non approfondire niente per non guastarsi il quieto vivere. Molte altre cose avrei da dire ma temo siano arrischiate. Ho conosciuto tempo fa il beddasi Csomte. Vero tipo per me di artista finito [pittore Grandi], naturalmente, senza essere mai cominciato. Ha fatto l'Accademia, ha una certa abilità e coltura ma è stanco di lottare e per lui riuscire pur non confessandoselo vuol dire piacere. Studia niente, lavora commercialmente molto e ha tanti piccoli bisogni dannosissimi. Con me si dà delle arie... lo che non ho mai il coraggio di dire quello che penso sui lavori d'uno che vedo fuori di strada rimango di stucco nel vedere la sua abilità e disinvoltura che gli fa risolvere superficialmente tutto quello che gli capita sott'occhio. Ha esposto a Venezia io no, lui è disinvolto io no; io dubito lui no... questo gli fa aver delle arie che lui nemmeno sogna mi facciano ridere... Mi fa delle piccole paternali, mi trova sempre in fallo, sorride spesso... Ha voce da baritono e vedendo le mie cose si degnò dire che non si aspettava tanto. Non occorre dirlo che su dieci cose ne sorvolò nove facendo il noncurante ma trovò che avevo delle cose buone. Si è offeso quasi e mi ha fatto una perfetta esposizione della sua saggezza e delicatezza, perché dopo molti discorsi e discussioni sul convivere con una donna, gli domandai con tutta serietà e rispetto se la donna che lo verrà a raggiungere l'aveva avuta lui per la prima volta od aveva appartenuto ad altri. Per me dato che parlavamo seriamente era lo stesso se avessi chiesto: dove l'hai conosciuta? Se uno con lo stesso grado di amicizia che c'è tra me e lui lo avesse chiesto a me io avrei detto sì o no a seconda della verità. Lui invece s'impennò, parlò di cose sacre, intime, mi parlò naturalmente della sua nobiltà di sentire (con tutti io sono volgare o stupido) ecc. ecc. lo invece non andrò più con lui e l'ho giudicato di limitata intelligenza e mi ha confermata l'idea che di lui m'ero fatta: un vecchietto borghese intelligentino. Mi dimenticavo di dire che conoscendo Valeri hanno parlato insieme di me e ne hanno detto malino, naturalmente. Sopratutto però Valeri lo ha suggestionato su la mia mania a filosofare e a sciogliere problemi. Ora siccome Valeri mi ha fatto delle scenate per le discussioni anche lui poveretto si crede in dovere di farmi in certo qual modo smettere quando discuto. E pensa che Valeri può farlo perché non posso andarmela a prendere con il vino che beve e poi so il suo temperamento anormale e morboso e ammiro anche l'ingegno purtroppo al tramonto. Ma lui... Ricetta per tela mezzo assorbente. Colla diluita, biacca zinco, olio di lino e gesso. Se la tela è già preparata assorbente e si vuole fare meno si dà una mano di colla leggera. Consiglio per cominciare un lavoro. Previati consiglia di sacrificarsi allo stento del primo lavoro pur di preparare una buona stratificazione al lavoro successivo. // Vibertd\ce: abbozzare coi colori come sono macinati cercando di ottenere uno strato regolare senza vuoto e senza tocchi troppo rilevati. Per riprendere il lavoro dopo l'abbozzo. Gli antichi si valevano d'una spalmatura d'olio di oliva togliendo il soverchio con una pezzuola di lino o cotone, oppure passando prima l'abbozzo con uno spicchio d'aglio od una fetta di patata. Ma una vernice allungatissima di mastice ed essenza di petrolio, quando l'abbozzo sia ben secco, compie con più sicurezza la bisogna penetrando tale liquido nei meati del colore essiccato e colla forza appiccicante procurando una aderenza più sicura. / preliminari di questo processo (la preparazione cioè del dipinto il tirocinio per dominarlo cause principali dei capolavori) sono faticosissimi sino dalla preparazione delle tavole ridotte alla bianchezza e alla levigatezza dell'avorio. Disegnata ogni parte della composizione con carbone di salice adombrando le pieghe e visi come se il disegno si dovesse condurre a termine col solo carbone; si spolverava leggermente la tavola con barbe di penne e tutto il disegno si ripassava con un sottile pennello intinto d'inchiostro sciolto nell'acqua fermando e perfezionando sempre i contorni. Poi si finiva con una leggera ombreggiatura fatta con acquarelle dello stesso inchiostro; onde bene a ragione poteva dire il Cennini che così facendo "ti rimarrà un disegno vago che farai innamorare ogni uomo dei fatti tuoi" (bellissimo) (Previati). 14 febbraio 1908 Giornata migliore di ieri. Lavorato abbastanza e con una certa calma vissuto. Mi accanisco ora, ad abbracciare con i colori un insieme con la stessa facilità che comincio ad avere col chiaroscuro, semplice. La mia tendenza al finito e al particolare quasi al prezioso, mi fa sempre perdere l'insieme che io credo la base di tutto la sola cosa impossibile a trascurarsi senza allontanarsi dalla vera strada. Dunque io cerco di non farmi prendere dalla smania del bel colore singolo ma col pennello fondere il tutto come col bianco e nero. Le prime cose mi vengono e verranno sporche ma col tempo e l'esperienza cambierà. Una sensazione ho sempre e non so se tutti l'hanno: ogni lavoro mi costa tali difficoltà tale imbarazzo e mi trova talmente sprovvisto come se da ieri io cominciassi a lavorare. Alle volte dubito della mia tendenza artistica seriamente. Perché i miei... parti sono cosi dolorosi?... Possibile che questo succeda a tutti? Non sono più stato da lei dopo la mia fuga avendola trovata con tre donne... Possibile, che lei è come la penso io, che possa resistere con simili cretine. Vedendomi voltar le spalle e andarmene invece d'un silenzio dignitoso mi gridò dietro un "buongiorno" volgare che al solo pensarlo mi allontana da lei mille miglia. Perché tutto questo? è degna di me? Molte volte penso che no ma molte che sì. Certo la sua apatia è incomprensibile. Non mi vede, non mi scrive non si cura di sapere se vivo se muoio... Sono bene stupido! lo intanto non ci andrò più fino a tanto che non mi verrà una prova forte del suo affetto. E non scrivo altro perché faccio ridere me stesso. La conosco da 10 o 1 1 anni? So tutto! Le ho parlato e discusso di tutto non conosco nessuna donna quanto lei... e per me è un enigma! Stasera ho parlato con Mamma per cambiar casa perché temo realmente che la casa buia, fredda, bassa dove si trova non conferisca al suo morale e fisico. Da una parola all'altra ho fatto un piccolo sfogo bonario su la solita questione della sua insanabile preoccupazione su tutto anche quando le condizioni finanziarie sono buone... Ha pianto; io ho tenuto duro nelle mie affermazioni perché credo che la calmi meglio un fare risoluto che una pieghevole condiscendenza. Poverina! Non è sua colpa ma io non posso sopportare un viso affannoso, un sospiro continuo, una meschinità di vita continua, che non hanno ragione d'essere! lo non m'arrabbio ma capisco che se invece di gridare qualche volta, tacessi, la vita con lei sarebbe tra poco insopportabile. Insomma non sto bene nemmeno io in nessun posto. E chiudo se no cascherei di nuovo a parlare del fuoco che mi perseguita. Non mi vedo attaccato a nulla. Non costruisco nulla! Ricetta: Vernice all'essenza o vernice per quadri. Bisogna ben guardarsi dal verniciare un quadro con vernice a spirito di vino. Una buona vernice deve essere quasi bianca limpida come la più bell'acqua. Descrivo la maniera di farla ma prima devo spiegare perché non si deve far uso della vernice ad alcool, che è tuttavia bellissima e bianchissima, come qualche altra che non di meno è pure necessario rigettare. Occorre poter levare la vernice dal dipinto quando essa è ingiallita o che alcuna accidentalità imprevista l'ha danneggiata. Ora la vernice a spirito di vino non si può togliere, o per lo meno non lo si può senza l'aiuto di processi pericolosi che alterano sempre, più o meno, il quadro come le acque corrosive che togliendo la vernice asportano nello stesso tempo tutte le finezze e quasi tutte le velature. Tutte le altre vernici bianche hanno lo stesso inconveniente e altre sono di tinta così rossa che non bisogna neanche pensarvi. Vengo dunque ad indicare come si può fare da sé una buonissima vernice, poi in che modo si deve applicare, e quali precauzioni si devono prendere prima e dopo l'operazione. Si compera dal droghiere la più bella essenza di trementina che si possa trovare: essa deve essere bianca come l'acqua e talmente limpida e magra che agitandola nella bottiglia ondeggi fortemente contro le pareti del vaso. Quanto all'altra droga che serve a dare corpo e consistenza alla vernice è il mastice in lacrime: il maschio è migliore. Bisogna scioglierlo da sé pestarlo e prendere solo le lacrime più bianche e più trasparenti, come quando si pesta la gomma arabica. Si può fare la soluzione sul fuoco, come dirò in seguito, ma non bisogna adoperare che il fuoco dolcissimo, moderatissimo, e prendere le maggiori precauzioni perché l'essenza non avvampi, ché ne risulterebbero gravi accidenti per le persone vicine al matraccio. Si prendano quattro oncie di mastice maschio in lacrime, ben bianco, ben netto e ben scelto; si mette nel matraccio, versandovi sopra, non lo stesso peso, ma press'a poco lo stesso volume d'essenza; e si farà una specie di manico di carta al proprio matraccio per maneggiarlo facilmente senza rischiare di bruciarsi. (A fuoco nudo) Si tenga il matraccio senza turacciolo alzato di otto pollici dal fuoco dolcissimo, per abituare il vetro per gradi al calore, tastando con le dita il recipiente al di sotto per giudicare del grado di calore; e ciò si ripete per tre o quattro minuti, accostando ogni volta un po' di più il matraccio al fuoco. Quando si giudica il vetro abbastanza caldo che non abbia da spezzarsi, si appoggi con riguardo sulla parte più moderata che non deve essere quasi più niente che cenere calda. Si lasci un momento allo stesso posto, poi si avanzi a poco a poco per gradi, sul fuoco più vivo ma senza alcuna parte che fiammeggi o guizzi; si rimuova spesso la bottiglia prendendola pel manico di carta; infine gradatamente si ponga sulla fiamma viva. Accorgendosi che un leggero vapore si innalzi dal matraccio, si ritiri adagio e si metta in parte meno calda, essendo questa una prova che il liquido si scalda troppo. Allorché si vedrà il mastice fuso eccettuata qualche particella grossolana, la vernice è fatta. Si ritiri dal fuoco e si collochi su semplici ceneri calde, per evitare il passaggio troppo brusco dal caldo al freddo. Si lasci raffreddare un poco e mentre è ancora tiepida si travasi in altra bottiglia filtrandola nello stesso tempo attraverso un setaccio di seta. Quando la vernice sarà completamente fredda, si tappa la bottiglia e si lascia riposare due o tre giorni, dopodiché si potrà adoperare la vernice con tutta sicurezza. Se la vernice non è stata fatta a un fuoco troppo vivo, e le droghe furono ben scelte, ed il matraccio era bene asciutto, la vernice non deve essere che leggermente colorata, fluida, senza aspetto di sciroppo. (A bagno-maria) La stessa vernice si può fare a bagno maria; la sola differenza consiste nel porre il matraccio nell'acqua bollente, invece che collocarlo sul fuoco; ma bisogna intiepidire prima il vetro esponendolo per qualche minuto ai vapori bollenti dell'acqua e poi immergervelo, ed una volta immerso, mantenere sempre il fuoco in modo che l'ebollizione dell'acqua non s'interrompa. 1 marzo - riprendo a scriver dopo 1 5 giorni senza avere mai avuto l'energia di continuare a scrivere la ricetta e le note Il matraccio deve essere immerso tanto che il livello del liquido interno sia un pollice o due più basso del liquido esterno in ebollizione. Il mastice si scioglierà più lentamente che non col fuoco diretto ma finirà per sciogliersi benissimo, purché si abbia cura di mantenere l'acqua del bagnomaria in continuo bollore. Anzi la vernice verrà più pura e più bianca. Il rischio che le bottiglie si rompano è minore, tuttavia bisogna vigilare, perché dovendosi tenere vivo il fuoco, qualche scintilla potrebbe incendiare l'essenza. Si abbia dunque sempre l'occhio attento perché non se ne spanda una sol goccia, perché la combustione sarebbe istantanea e funesta per chi sta presso l'apparecchio. Sciolta la vernice si ritiri il matraccio asciugandolo bene dall'umidità esterna; si travasi e operi in tutte come si è detto antecedentemente. (A bagno di sabbia) Si può sciogliere la vernice anche a bagno di sabbia. Si sceglie della sabbia fine e secca che si mette in un vaso preferibilmente di ferro, di capacità sufficiente per contenere il matraccio alla profondità necessaria, vale a dire che il livello dell'essenza sia un pollice o due più basso del livello della sabbia esterna mentre di sotto vi siano sempre due dita di sabbia perché il vetro non tocchi il fondo del vaso di ferro. Ma preferibile tanto occorrono facili gli accidenti, il bagno maria, e migliori di tutti la soluzione nel mastice nell'essenza all'ardore del sole d'estate. (Ai sole d'estate) Si metta in una bottiglia la stessa quantità di essenza e mastice detta più sopra e si esponga il vetro ai raggi del solleone, avendo cura di seguire il cammino del sole in modo che la bottiglia resti il meno possibile priva di calore. Si rimesti il liquido ad ogni occasione di avvicinarsi alla bottiglia: cinque o sei volte al giorno bastano. Però se il tempo diventa umido si ritiri la bottiglia, non dimenticando questa precauzione, perché non solamente il mastice non si fonde mentre il tempo è coperto ed umido, ma la vernice diverrebbe così torbida da mandare a male l'operazione, essendo l'umidità fatale a qualsiasi genere di vernice. Occorre spesso molto tempo per ottenere la fusione del mastice al semplice calore del sole talvolta molte settimane ma si è ricompensati dell'attesa dalla bellezza della vernice che si ottiene. Dovendosi dunque tenere la bottiglia all'aria per vario tempo, bisogna coprirla leggermente, mettendo una garza sul collo della bottiglia e sulla garza un coperchio di cartone con parecchi fori praticati con uno spillo grosso; cosa che è assai diversa dagli altri metodi nei quali la bottiglia si deve tenere completamente sturata. Se l'essenza diminuisce molto nonostante il modo indicato di coprirla, si aggiunga altra essenza sino a raggiungere il livello primitivo. In ogni caso si può sempre aggiungere un po' di essenza ad una vernice troppo densa. Fatta la vernice si passi al setaccio come negli altri modi indicati, e posto il turacciolo alla bottiglia, si conservi in luogo fresco ed in luce, non però ai raggi del sole, che in poco tempo renderebbe densa la vernice. Si noti a proposito d'allungare coll'essenza la vernice mastice, che si corre il rischio di renderla troppo magra, e dippiù di togliere una parte del dipinto nello stendere la vernice, perché niente attacca più fortemente i colori dell'essenza, anche quando i colori siano ben secchi e induriti da molti anni. Bisogna dunque tenersi nei giusti limiti. 2 marzo 1908 Dopo tanto tempo mi sono deciso e ho fatto una visita a Gaetano Previati. Mi ha accolto con somma cortesia e abbiamo parlato tre ore! Quante cose dette! Quanta fede! Che differenza tra lui e Balla: Di questo mi ha detto molto bene. Gli ho parlato delle mie lotte e s'è spaventato quando ha saputo che oltre alle lotte dell'Arte ho anche quelle per la vita!... L'ho trovato d'accordo quasi in tutto. È un'anima piena di fede e di coraggio. Sa della derisione che lo guarda ma non se ne sgomenta. Non ha voluto venire a vedere il quadro della Signora Massimino ma non ricordo il perché mi pare dicesse che poteva ferirmi senza che questo avvantaggiasse me di nulla. Sono contento della visita ma in me non trovo nulla di forte stasera. Ho voglia di dormire ecco tutto. Amelia s'è alzata oggi dopo dieci giorni di letto!! Mammà è anche in via di convalescenza... Speriamo che sia finita. L'Emiz è andata a trovar due volte Amelia e ha parlato indirettamente di me e di lei. Domani vi andrà. Il mese si presenta magro con pochi affari... Coraggio. 16 marzo 1908 Ogni quindici giorni trovare l'energia per segnare una nota non c'è male. Ho lavorato poco e ho atteso con non troppa energia a dare gli ultimi tocchi al ritratto della Signora Massimino. Non m'ero ingannato definendola una piccola anima suscettibile di miglioramento. Più le parlo più me ne accorgo. Il sintomo più forte di questo è il calore con cui racconta o ascolta cose riguardanti i misteri della vita interiore. Non grandi misteri ma tutta via sufficienti a dimostrare la tensione e la vivace attenzione della sua piccola anima. Come in tutte le donne le ho trovata quella ferrea convinzione in qualche idea fondamentale che serve loro di base. Credo che le donne abbiano il senso della loro personalità molto più forte degli uomini. Sono individualisti incrollabili. Purtroppo con i sintomi detti sopra ho trovato anche quelli che mostrano il naufragio lento ma fatale di tutte le sue piccole idealità, l'adattabilità si comincia a fare strada e giù, giù, finirà con lo spegnere tutto. Ma credo questo, a parità di valori, più lento nella donna che nell'uomo. La donna sogna sempre qualche cosa. E questo credo sia la ragione per la quale noi uomini gridiamo che della donna non comprendiamo nulla. Questo mi ha fatto pensare che forse nell'ozio (nel senso più alto e laborioso della parola) si sviluppa il senso poetico. Difatti per la maggior parte degli uomini ozio e contemplazione sono sinonimi. L'Emiz è più ardente quando ozia che quando lavora, lo mi sento molto più poeta nei giorni di riposo e di sosta che nei giorni di lavoro. In questi (assolutamente necessari) è il corpo che si esercita e si piega e mi dà gioia in quanto so che col tempo si piegherà di più al volo del pensiero, dell'idea; ma quando non obbligato a nulla, giro e ad ogni passo mi fermo e vedo e valuto e analizzo ... e trovo le analogie che collegano l'universo allora, in quell'ozio materiale, quanto lavoro poetico, quanti sogni, quanti voli, quante visioni, dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande! Ora io credo che le donne con la loro anima, il loro valore individuale e la vita piuttosto contemplativa e semplice che conducono siano molto più esercitate al sogno che l'uomo. Se la donna si adatta a vivere con uno piuttosto che un altro è il suo immenso senso pratico che la spinge a trovare un modo come pensare e sognare a modo suo. lo credo che la donna passa gran parte della sua vita a valutare. E sono le conclusioni più o meno energiche di questa valutazione che spinge la donna a compiere quello che noi uomini chiamiamo il tradimento. Ed è l'intuito di questa valutazione che spinge il maschio a lottare ad emergere per conquistare la palma della superiorità che viene data, checché si dica, dalla donna. E questo in tutti gli animali da quelli che grugniscono a quelli che parlano: alle volte confondibili. Per questo l'artista, lo scrittore, il poeta, il musicista, il prete, il soldato, l'uomo politico l'avventuriero il brigante ecc. tutti gli uomini cioè che nella vita prendono un posto di combattimento avranno sempre la simpatia della donna anche se fisicamente e moralmente legata a un impiegato a un salumaio o a quegli uomini che sottostanno ad una gerarchia prestabilita. Ed anche in questo vi possono essere eccezioni se questi uomini hanno nel loro intimo qualità di dominatori. Questo naturalmente con sfumature infinite. Balzac aveva perfettamente ragione. E Schopenhauer è stato troppo unilaterale da quel pessimista nato che era come giustamente fu detto. F. Nietzsche poi ha parlato della donna con un'aria così corrucciata indegna d'un eroe sorridente. Balzac dice che gli artisti hanno minori probabilità ad essere cornificati degli altri ed è vero quantunque io tema terribilmente per me... La donna, a parità di valore, ha sempre una superiorità indiscutibile nel senso artistico su l'uomo. Per questo ama il gesto. E se non avesse paura (non so ancora perché) delle leggi che il maschio le ha fatto, ad ogni bel gesto nella vita il primo grido di ammirazione dopo quello degli uomini veramente superiori sarebbe della donna. È giusto quello che fu detto circa l'ideale estetico dei delinquenti e ci credo; limitandomi alla mia esperienza personale posso affermare come principale movente della prostituzione l'ideale estetico. Il mezzo non conta. Tra l'anima di una serva di una cameriera preferisco quella d'una prostituta. Qui c'è sempre più impeto, generosità, facilità ad esaltarsi ad ammirare a godere. L'operaia almeno creerà delle dozzine di creature forti rudi che si agiteranno, la contadina procreerà, lavorerà, suderà, sudicia, sordida, idiota ma significherà qualche cosa... la serva nata servirà, odierà, sarà sterile solo preoccupata della sicurezza del pane e della cuccia. Sono stufo. In questi giorni sono arrivati a Milano i Signori Mura e il Signor Disperati. Con questo e con quelli ho dovuto perdere tre serate o quattro. Non posso più stare con nessuno. È terribilmente noiosa quella conversazione banale che si aggira sbadigliante su questo o su quello. Mi viene in quei momenti un'irritazione nervosa che mi spinge a ridere con un moto che sento convulso. Se c'è da bere bevo e comincio a far dello spirito e dopo l'ultima risata esco come intontito senza più pensare a nulla: è triste. Ho passato due bei giorni con l'Emiz. Le voglio bene ma dubito della sua agilità spirituale. Comprendo meglio il suo fisico e comincio a desiderarlo. Ma la vorrei più avanti meno stanca, più accurata, più melodiosa, più premurosa. Insomma pur volendole bene molto e desiderando dedicarmi per un tempo indefinito a lei sento che un avvenimento imprevisto può allontanarmi da lei e questo tutto per causa sua. Sento che non ha la forza di rendermisi indispensabile e io naturalmente sento che una causa decisiva che mi farebbe soffrire per un po' di tempo mi darebbe la capacità di farne senza perfettamente. È grave ma è così. Mi addolora in questo caso l'oscurità del destino che l'attende. Il pensarla sempre in lotta tra il basso dove vive e l'azzurro che sogna mi fa male. Ma in fondo ognuno meritiamo la vita che conduciamo. Se lei per salire sino a me non vuoi fare alcuno sforzo, resti; io non posso mettermi nel rischio di cadere. Per una collezione di riviste Americane abbastanza utili per il mio commercio... farò un ritratto alla moglie del Signor Minetti. Sono stato a trovarli in una bella casa. Ammobigliato, il salotto, stile impero, ma vuoto freddo oltre che per lo stile freddo in se stesso, per mancanza di comunione tra gli oggetti e i proprietari: Raso celeste, legno scuro, dorature, velluto... ma anima dirigente che vuole che gode... nulla. Mi hanno ricevuto freddamente perché stavano pranzando quantunque avessi appuntamento. In piedi, presentazione, e freddo freddo freddo... La Signora ha un viso buono che diventerà forse espressivo conoscendolo, per ora nessuna nota pittorica o di scultoria che m'invaghisca. Lavoreremo in giardino; ciò forse riscalderà il lavoro. Ma poco entusiasmo. Casa di gente arrivata da poco. La cameriera che mi aveva incontrato per le scale mi ha raggiunto e per annunciarmi mi ha lasciato sulle scale... Ho trovato lavoro facendo disegni di pareti con mobili e disposizione di oggetti per appartamenti da mobigliare. Sono riuscito abbastanza bene e mi piace il lavoro. Pagano poco. 17 marzo 1908 Scrivo a letto. Ho passato una giornata orribile salvo qualche raro momento in casa della Signora Massimino. Mi dibatto in difficoltà che mi sembrano insormontabili. Lavoro nulla! Studio nulla! Amore nulla! in nessun modo. Quanto durerà così? lo sento dei momenti di vera stanchezza. Mi sono alzato alle 7 e sono andato dal Sig. Guesnau per lavoro... nulla! Sono andato poi dal Sig. Modeosio non c'era! Dopo un quarto d'ora non c'era dopo un altro non c'era. Non ho saputo trovare l'energia di tornare a casa prendere la roba e andarmene in campagna. Giravo come ebete! Guardavo qua là e mi sentivo orribilmente solo, sfiduciato. Tutto si muoveva intorno a me attivo, fresco, vivace ed io avevo la morte in me. Tutta la mia voglia la mia energia la mia giovinezza rimaneva lì oziosa nella mattinata fresca e limpida. Avevo letto il Corriere il più possibile, poi m'ero ritrovato ozioso solo a lottare con il desiderio di andarla a trovare di rifugiarmi in lei di abbracciare, di baciare di piangere, di raccontare tutte le mie pene... Mentre mi sconsigliavo e sforzavo a tirarmi fuori le ragioni che il male sarebbe peggiorato, che un incidente qualsiasi mi avrebbe guastata la mente di più mi avvicinavo lentamente verso il tramwaj. Prima di prenderlo ne lasciai passare due o tre sperando che qualche cosa mi distogliesse dal fare quello che facevo. Mi passò vicino un immenso carro con sopra dei pezzi di macchina. Un ragazzo portò un'enorme guantiera di paste a una scuola. Un vecchio signore scese da un'automobile e ambedue s'allontanarono in senso opposto. Una sgualdrinella passò dondolando il seno e accompagnando a scuola un ragazzetto, lo guardavo e lottavo nell'indecisione. Finalmente un tramwaj passò più lento in quel punto e vi saltai sopra. Poco dopo ero davanti alla sua strada scesi e subito sentendo sensibilmente di aver ceduto cominciai a minchionarmi. Quando entrai dopo aver battuto la trovai in cucina che mi parve grande perché durante la mia assenza avevano soppresso un paravento. Era vestita per uscire. S'appoggiò subito ad un mobile come suol fare e spingendosi in avanti col busto mi domandò come mai a quell'ora fossi lì. Mi sembra che le dissi che non ne potevo più che scoppiavo. Come il solito non rispose. Il pittore si destò subito in me. Girando l'occhio intorno mi offese il meschino arredamento gli oggetti umili e casalinghi. Anche lei non mi era sembrata bella come non mi sembra più da parecchio tempo. Il suo viso ha alle volte delle chiazze rossastre che mi rattristano. Ecco cosa immaginavo io: appena dette le parole di dolore, e letto nei miei occhi, nel mio viso la tristezza che m'invadeva ella chiudeva la finestra perché la gente di fronte non vedesse, mi prendeva per una mano mi conduceva sul piccolo sofà e in piedi m'attirava a sé e mi parlava mi baciava, mi raccontava mille cose pensate su me, su lei, su tutto... Ed io avrei taciuto avrei ascoltato! avrei pianto! Oh! ne avevo tanto bisogno! Credo che mi sarei levato e messo al lavoro con l'anima in pace... Invece! "Mi metto il cappellino..." "Dove vai? ..." "Vado ad accompagnare il piccolo." "Stai con me stamattina?" (Dopo qualche reticenza) "Si... ma... un'oretta solo." lo sentii un colpo dentro di me e risposi con una risatina. Un quarto d'ora dopo ci trovavamo all'angolo di una strada e cominciavamo la solita passeggiata. Lei rispondeva a monosillabi al mio sarcasmo e si camminava. Poi un po' alla volta le cominciai a dire tutto quello che l'amarezza per la sua condotta mi dettava e la supplicai di dirmi che se non sentiva un grande desiderio di me lo dicesse, lo scrivesse, che io non ne avrei fatto il menomo rimprovero e tutto sarebbe finito. Lei rispondeva a monosillabi protestando che non era vero che non potevo comprendere la sua situazione e tutte le solite storie delle sue sventure. Tutta la passeggiata fu slegata, piena di silenzi opprimenti, ora l'uno ora l'altro canticchiavamo, lo non ne capisco nulla. Essa dice di amarmi, di non poter fare senza di me e agisce freddamente, scioccamente. Alle volte camminando ella innanzi la trovavo poco elegante, poco raffinata: guardavo il suo collo e mi sembrava scuro, ombrato... Dietro la sua orecchia vidi un piccolissimo segno nero che mi indicava la trascuratezza che le rimprovero sempre. La sua sottana era schizzata di fango chissà da quanto tempo... Le voglio dunque proprio bene? È veramente degna di me? O non sono sotto una di quelle crisi dalle quali sono sempre uscito per quanto malconcio? Che cos'è questo riscontrarla sempre inferiore al mio sogno? E questo si accentua da qualche tempo a questa parte. Le ho detto che la trovo diversa da una volta, diminuita, che ha perduto la sensibilità antica che ha seguito il destino di tutti gli uomini mediocri che s'incalliscono col tempo e si affannano a sconfessare i pochi momenti umani che hanno avuto. Poiché io credo che tutti gli uomini abbiano un periodo della loro vita in cui salgono a qualche altezza. Quasi tutti precipitano subito. Lei mi sembra così: perché io mi sento salire ogni giorno più? Dunque non ci comprendiamo più! Lei dà la colpa alla vita condotta e che conduce ancora. Con una nuova vita crede fermamente di cambiare. Dice che l'ambiente l'abbrutisce? Sarà così? L'ultimo pezzo di strada lo abbiamo fatto in silenzio, lo non ne potevo più. Le dissi: "Credi di capire quello che provo e proverò tutt'oggi?" "Ma chi lo sa..." (e si fece rossa). "Se tu capissi credi che mi lasceresti così?" Si fece più rossa e gli occhi s'irrigidirono. Poco più si disse. In tramwaj mormorò: "questa sera ti scriverò." lo le dissi: "non lo farai perché io ti ho spinta?" Ella mi strinse la mano. Poco dopo lei scendeva, io proseguivo: Cosa scriverà? Non m'aspetto nulla di buono. La Signora Massimino mi ha raccontato il suo fidanzamento e il suo matrimonio con tale candido entusiasmo da farmi piacere. Mi sono sempre più convinto di quello che ho pensato. Pochi denari. Mammà si logora attorno alle sue pignatte io fremo di non poter vedere un po' più di benessere e vado in furore. Amelia sempre preoccupata di Mura ed è abbastanza paziente con me. Insopportabili le due coinquiline. 18 marzo 1908 Sono di nuovo in piedi e ricomincio un altro giorno. E lo comincio male. Tempo nuvoloso e freddo anima stupida. Poco fa m'è salita alla mente una fantasia di sensazioni da andarmi a godere a zonzo ma ora è già svanita. Vorrei meditare se non lavoro. Mi gira per la testa sempre più afferrabile l'idea di scrivere un dramma... ma è terribile. Cosa, come, perché? Lo confesso solo a me stesso: sono stufo della vita. Non ci vedo uno scopo. Non mi attira nulla e mi sento incapace a godere di qualche cosa. È il primo tempo che vivo in solitudine. Sono sei mesi quasi che non ho comunicazione diretta con qualche compagno di lotta. Salvo Mammà Amelia e lei non mi apro quasi più con nessuno. Giro, lavoro, dormo passeggio solo! Credevo che questo mi desse chissà quale forza... invece. Mi sento è vero più forte ma in confronto al sogno... Non desidero nessuno solo spero di più i contatti mi snervano. Anche stamane lavorerò niente! Oggi proseguirò il ritratto della signora Massimino e spero con voglia. Chissà cosa varrà quel povero ritratto? È un passo sono certo, ma quale stento! Che miseria di risorse che distanza tra quello che volevo fare e quel che ho fatto. Lo lascio per non guastarlo di più. Non c'è di buono che la tenacia. Manca ogni abilità, ogni sentimento, ogni genialità: Dimostra solo il mio stomaco forte che non s'è rivoltato innanzi a tanta miseria. La testa l'avrò raschiata forse trenta volte; il disegno lo avrò spostato a diecine. Un giorno che avevo già finito tutti i ferri della balaustrata che danno su l'ombra della piazza (e con quali stenti di proporzioni...) trovai errata tutta la prospettiva dei vetri... Tentennai un giorno e una notte poi raschiai tutto e spostai tutto. Questo si ripetè per la poltrona per la sedia per la figura per le mani, per tutto! lo solo so se l'ho cominciato con ferrea coscienza. Pure si vede che procedevo ciecamente, balordamente, somarescamente! Ora quasi finito anzi non so più cosa farci e lascio andare con la quasi certezza che poco più potrei fare. Inoltre sento che quello che vado facendo non mi aggiunge nulla! Passerei volentieri ad un'altra figura e so già tutte le sofferenze che m'aspettano. Chi potrebbe capire cosa mi costa quella tela che farà ridere tanti colleghi e press'a poco tutti coloro che la vedranno? E pure hanno ragione! Tutte le mie lotte m'hanno condotto ad un aborto che non mi frutta nulla materialmente poiché lo regalo? È alto 1,80 x 1,50. lo trovo da criticarlo da capo a piedi. Di buono non c'è che una certa pasta di colore che mi sembra molto solida e promettente in certi punti. Ma tutto il bel colore del mondo mi ripugna dentro una forma meschina e poco espressiva. E questo è il difetto di tutto il quadro: Poca espressione... E in arte... scusate se è poco! Vado a spasso! 18 marzo ore 4 pomeridiane Ho finito di leggere ora Casa di bambola di Ibsen! Magnifico dramma! L'avevo già letto, ma non mi aveva colpito così! Che freschezza di idee vi si agitano! come ha saputo cogliere lo svegliarsi del diritto della propria personalità. Quanta finezza di trama e che catastrofe moderna, eterna! che resurrezione! ! In questo momento ho ricevuto una sua lettera. Ero caldo della ribellione di Nora e le sue quattro facciati ne mi hanno fatto mediocre impressione. Si riconosce cattiva e guasta dall'ambiente ma dice di aver fiducia nella propria guarigione. Dice che le è insopportabile l'idea di una separazione e giura con la mia fiducia di cambiarsi. Nel mio profondo sento la diffidenza. Devo lasciarla? Se venisse un avvenimento che mi aiutasse cosa farei? In questo momento non sento nulla! Non posso distogliere i miei occhi dall'Ideale e tutto mi sembra imperfetto io per primo. È possibile che io cominci piano piano la sua resurrezione? è possibile? Come curarla se anch'io mi sento malato e bramerei cura e affetto. Riuscirei? Aspettiamo gli eventi. Ho finito il ritratto della Signora Massimino o meglio lo lascio per non saper più cosa farci. 22 marzo 908 Domenica. Mi sembra da qualche giorno d'essere un altro. Cosa provo? Non lavoro, non guadagno, giro, leggo penso. E pensando nella relativa solitudine in cui mi trovo sento in un altro modo o meglio mi ritorna con più ordine l'ideale d'amore e di purezza che ho sempre sentito in fondo a me. Quello che sento in me è una religiosità sempre più profonda un intenerimento e un desiderio di alleggerirmi e innalzarmi. Certo mi vado cambiando e questo lo devo alla mia solitudine che fa si ch'io ritrovi me stesso. Tra qualche tempo avrò vinto molte basse abitudini che rompono la musicale armonia che deve tessere la mia esistenza d'uomo. C'è in me una voce che non m'è mai riuscita di soffocare del tutto. Amici sciocchi come me, libri mal interpretati giovinezza libera e ardente ecco cosa mi ha fatto credere differente da quello che sono. Pure sento che quella voce ha sempre gridato qualche cosa in me. Cos'è? È tanto grave e profonda questa questione che non m'arrischio a continuare cercando di analizzarla. Sento in me molte paure e molti dubbi che non mi permettono d'essere ancora sincero e attendo. I fatti che andrò segnando mi spiegheranno molte cose. Ho letto (io, alla mia età, con la mia vita) Le mie prigionie mi hanno commosso! Debbo dirlo: mi hanno scosso! Sento che dirlo ad altri non andrei immune da vergogna, pure è così. Ne vedo le deficienze, le meschinità, le povertà, le debolezze le unilateralità ma... c'è qualche cosa che va diritto a quella parte di noi che forse credo si andrà sviluppando nei secoli e formerà un'umanità superiore. Pronunciando queste parole sento che rovescio tre quarti della mia vita passata! Non è con una filosofia da bruti che si ricevono le offese comprendendo, sorridendo e con la pace nel cuore. Quello che mi dispiace in lui è il tenersi troppo attaccato alla forma escludendo all'infuori della Chiesa Cattolica ogni salvazione e rallegrarsi di un protestante che abiura, e parlare d'ordine, di autorità, di governo e chiamare meschina critica quella di Voltaire, empie od altro altre filosofie, e soffermarsi troppo contro le partigianerie le cattiverie che a lui sembrano aggravarsi nel suo tempo e far troppa apologia di confessione comunione, Santi e Vergine Maria... Tempo fa avrei riso oggi deploro che, con la base che aveva, la sua mente si sia sforzata a fortificarsi nutrendosi di passato invece che di avvenire. Come non vedeva anche nelle filosofie che più professano l'Ateismo una ricerca spasmodica della verità? Cioè della Divinità? Per me filosofare significa ricercare Dio. Farne oggi alla vigilia dell'affratellamento universale il monopolio di una Chiesa, o è partigianeria o debolezza di mente o tutte e due insieme. E come comprendo che i liberali d'allora si scagliassero contro il suo libro. Non posso abituarmi ad un Assoluto. L'Assoluto è in noi. La stessa aspirazione alla perfezione che lo invade pensando a Cristo figlio Dio e alla Rivelazione e ai Dogmi io l'ho dalla mia voce cieca, interna, profonda e alla quale non m'arrischio ora di dare alcun nome. È l'Arte? È un bisogno musicale? Estetico? L'Arte imita la Natura, la Natura è Dio. L'imitazione di Dio è aspirazione al perfetto è religione. L'arte è religiosa. Oh! Ideale tu tu solo esisti! Non ricordo di chi sia questo grido ma ora è il mio. Qualunque siano le deduzioni che Silvio Pellico fa, il suo libro merita la fama che ha. Esso mi ha aiutato a capire e, come ho osservato moltissime volte, è capitato tra le mie mani in un momento in cui m'agito in simili problemi. Chi fa accadere questo? Ad esso debbo se ieri dopo uno dei soliti ignobili scatti irosi contro mammà ho potuto pentirmene come non ho mai fatto e andarla ad abbracciare e baciare. Ad esso debbo forse la sincera requisitoria fatta contro di me davanti aN'Emiz riguardo a quello stupido affare di sua sorella. Cosa ne penserà? Mi ha lasciato triste. E vi ho pensato anche stamane all'alba. Le ho detto ciò fino che è in tempo a ritrarsi se non mi crede più degno. Oggi la vedrò. Sono stanco. 23 marzo 908 Siamo da capo. Dopo due giorni di accordo che sembra dolce e sulla via di farsi completo eccoci un'altra volta nel malumore. Il miserabile sono io che malgrado i miei sogni di gloria e libertà sento il bisogno di unire la mia catena a quella d'una femmina. Che Miserabile sono io! Se io proprio volessi confessarlo, in fondo in fondo non mi piace, forse non l'amo quanto credo. È molto inferiore a quello che sogno. Solo il conoscerla da tanto tempo e la sua bontà mi legano a lei. Ma è inutile. Sento che un soffio mi distoglierebbe e lei lo provoca ad ogni istante. Sento che cambiando città non me ne ricorderei più forse dopo un mese. Eppure quando è con me in campagna e la sua persona è un po' diversa dall'orribile prosa di quando è in casa, mi sento di volerle bene. E gliene voglio, ma lei nulla fa che questo si trasformi in amore ardente. E intanto la mia vile anima s'è abituata ai colloqui, ai baci e sta divenendo bisogno quello che il mio ideale mi mostra superfluo. Avevo giurato di non mettere più piede in sua casa salvo ad esserne pregato da lei forse ci sono riuscito. Ma con quali stenti! Ora dovrebbe ricominciare la ridicola istoria! Posso io con tutto quello che ho da fare trascinarmi dietro ad una donna. Dove troverò la forza di sorridere e continuare i miei studi senza vedere più nessuno? Sono bene ignobile! 25 marzo 1908 Giornate calme ma con poco lavoro. La crisi economica che attraverso mi rende disordinato. Ho portato in casa il ritratto della Sig. Massimino. Come è inferiore a quello che sognavo di fare. Forse lo ritoccherò. Ho fatto un pastello di paesaggio; non so perché, senza significato, sfiatato, incerto senza disegno senza chiaroscuro senza colore. Perché? La gente che mi veniva dietro a guardare dava in esclamazioni di meraviglia!!!!! Ho ricevuto una lettera di lei. Molto a malincuore sono andato a trovarla. Me lo chiedeva con molta insistenza. Lui è ammalato. Tutte le intimità che circondano un malato in non troppe buone condizioni finanziarie mi sono passate sotto gli occhi. Lei triste con lunghi sguardi aperti e sconsolati. Mi sbaglio? Ci siamo lasciati freddamente lei dicendo che non sapeva quando m'avrebbe scritto io che non sapevo quando sarei andato... Se tutto finisse così piano, piano, di stento?., che liberazione! O mi sbaglio? Non penserà così anche lei. Mi ha scritto improvvisamente Nicotra. Ha ripassato le mie lettere. Da un biglietto nel quale lo invitavo a studiare Scienze naturali e fisica (!) e l'ultima lettera. Scrive molto sconsolato pregandomi di strapazzarlo ed incitarlo come facevo altre volte, io, che ho mantenuto intatti i miei ideali!? Sarà? Gli rispondo subito sintetizzando la calma relativa che godo in questi tempi. 31 marzo 1908 Giornate orribili. Malessere morale e fisico. Mal di testa specialmente alla sera coricandomi. Svogliatezza nulla da guadagnare e i miei cari studi trascurati. Sono stanco della lotta. Forse l'abitudine non me la mostra molto brutta, ma è orribile. Rinunzia di tutto ricostruzione di tutto. Controllo continuo su me stesso e poche vittorie quotidiane. Questo stare sempre all'erta su me stesso mi spossa. Il caldo improvviso in questi giorni mi mette in dosso un vero tedio per la vita. Come sempre in questi momenti di debolezza cerco qualche cosa che mi consoli e non la trovo. Vorrei un'amicizia con la quale potermi aprire, consultare e sperare. Previati ho paura di disturbarlo. Lei è incomprensibile e nelle condizioni in cui si trova mi scoraggia invece di darmi forza. La trovo sempre più cambiata da una volta. È come inselvatichita, cinica e diffidente. Sopratutto usa con me un orgoglio fuori di luogo. Non so se cambiando vita cambierebbe per ora è assolutamente inferiore al tipo ideale che sogno. Malgrado questo quando sono un po' stanco corro là... pur sapendo che nulla di poetico m'aspetta e che ne uscirò più scoraggiato e più sfiduciato. Il Sig. Massimino mi ha fatto avere dal suo corniciaio tutte le cornici e i vetri che occorrevano per i miei disegni e per le mie impressioni ad olio. È molto gentile: forse comprerà qualche cosa. È straordinario l'effetto che fanno i lavori montati in cornici eleganti. Straordinario, il cambiamento cioè che da roba quasi nulla diventano passabili. È orribile dover montare roba che disprezzo, meschina, per il bisogno imperioso di far qualche soldo... di tutto quello che ho montato tre o quattro lavori possono andare. Ma non dicono nulla, lo non so mettermi chiaro davanti il perché dell'Arte. Teoricamente sono per tutto ciò che è grandioso, sinfonico, sintetico, astratto... praticamente eseguisco come potrebbe eseguire un dilettante cioè piccolo, volgare, meticoloso, con un'analisi, balorda che nulla costruisce: perché? Oh! io non so come avrò il coraggio di tirare innanzi. È orrendo vivere e lavorare così! Non ho una strada artisticamente parlando; nella vita mi pare di avere diradato un po' più le tenebre. Prima, sotto l'esempio di Balla credevo che esercitare la mano fosse la midolla di leone necessaria, ora non mi pare più. Mi sembra stupido accanirmi a modellare a chiaroscurare quando mi sento che tutto ciò non lo applico ad un'idea. Mi sbaglio? Se non ho davanti il modello sono un uomo finito. E dico così perché pur sentendo questo, sono assolutamente contrario che in pittura l'idea soverchi la tecnica, lo sono sempre più convinto che solo un sano e giusto equilibrio tra l'esecuzione tecnica e l'Idea formi la vera opera d'Arte. Tra queste due tendenze do per ora la preferenza alla prima. È inutile dire il contrario. La commozione estetica nell'opera pittorica verrà data sempre alle vere anime d'artista, dalla sapienza, dal mistero, dalla sinfonia che emana eterna dall'intima costruzione del quadro. La linea, la fusione, il mistero dell'impasto il chiaroscuro ecco quello che fa parlare le cose nel quadro. Ecco l'idea eterna! il soggetto viene poi. Malgrado questa convinzione non trovo nei miei lavori né tecnica né idea! O poco di tutt'e due. Oggi inviterò a visitare lo studio (la mia camera la chiamo studio... che miseria!) il Signor Guerrerio e suo cognato Avv. Accetti. Se ne intendono poco per molte ragioni ma mi vogliono bene e hanno stima. Sono stato presentato al Sig. Guittierez direttore dell'Auto D'Italia. Molto simpatico e bellissimo uomo. Ha avuto disgrazie intime e mi dette subito l'idea di un uomo febbricitante ed eccitatissimo. Aveva i capelli neri lucidissimi e scomposti. L'occhio vivace brillava come a quelle persone che hanno febbre o da poco levate dopo un sonno scarso o agitato. Le guancie e la fronte lucidissime come cosparse d'un leggero sudore e il rosso di quelle contrastava con il pallore cereo di questa. La voce rauca la pronuncia un po' di tratto in tratto balbuziente e le mani sempre agitate o nei gesti o posandosi all'orlo della scrivania o agitando su e giù un grosso anello d'oro. Dopo avere abolito il fumo, il vino, e il più possibile la donna da oggi mi proverò sempre più nel Vegetarismo. Ne sono convinto come d'una nutrizione d'uomo superiore. A confortare e spiegare quello che pensavo sull'osceno spettacolo delle carni macellate ho letto questo di Leonardo: "Verrà un tempo in cui la gente si accontenterà, al pari di me, di una nutrizione di vegetali, in quanto l'uccisione degli animali sarà considerata alla stregua dell'omicidio." Non potrebbe essere profezia più vera e più grande. E questo di Lamartine: "Verrà tempo in cui agli uomini ripugnerà l'uso delle carni animali, come ora ripugna loro l'uso della carne umana." 1 aprile 1908 Due anni fa come oggi arrivavo a Parigi. Non posso certo dire che allora fossi in più buone condizioni d'adesso. Il buio e il dolore più completo mi avvolgevano. L'anima era avvelenata e indurita. Venivo fresco fresco da tutta quella sequela di tradimenti che fu l'ultimo tempo di Roma. In quel naufragio non vedo ora galleggiare che Cambellotti e... forse e forse... Balla! Ieri ho invitato i Signori Guerrerio. Non hanno capito quasi nulla pur avendo sempre parlato con stima e rispetto. Comprato, nulla e sono con 30 centesimi e oggi devo pagare 21 ,50 alla Padrona. I suddetti Signori hanno trovato secondo loro che ho lavorato enormemente. L'Avvocato à trovato un po' di uniformità. Forse è vero. Le stesse pose immobili, continuamente donne con vicino le finestre. Veramente, io, amante dell'aria libera lo trovo negli ambienti chiusi il solo posto che si avvicina al mio modo di vedere. Gli scuri li detesto. Luce, luce, luce! È doloroso dover mostrare pur a persone gentili, i propri lavori dei quali non si ha stima alcuna, salvo pochi, e dover fare il panegirico e l'apologia di se stessi e alle volte vedersi portar via per 30 franchi un lavoro che non si cederebbe per mille e che finirà in qualche cameruccia... Oh! Ecco lo squilibrio tra l'arte e la vita d'oggi ! Si lavora nel vuoto, per nessun significato. Dovrei fare delle prove per illustrare dei romanzacci a dispense. M'hanno fatto vedere cosa vogliono... È impossibile non so fare, non lo posso fare, non lo devo fare. E come troverò i denari per tirare innanzi? Dovrei piegarmi a mettere su la carta forme e sentimenti che non sento, che detesto. È impossibile! Sento che mi rovinerei moralmente e tecnicamente. Come farò? Devo fare una copertina - che forse prenderanno forse no - per la rivista "Varietas" di Sonzogno... Cosa ci posso fare? Non so non ho idee, non ho entusiasmo. Si fa roba che non piace. Mi ridono addosso come al Touring... forse hanno ragione! Dicono che non so fare i visi belli! E difatti non so fare quei visi di donna piani con grandi occhioni che fanno andare in solluchero le brave persone. I visi che faccio sono brutti è vero ma io non saprò mai fare quei visini. È orribile! Quando faccio una cosa mi sembra di andare a portare un manoscritto indiano a un eschimese o viceversa. E diffidano tutti e intanto non istudio non faccio nulla! Sono stato da lei con l'intenzione d'esser ragionevole. Mi sono un po' consolato. Se fossi certo che mi amasse! È possibile che non trovi di far dei ritratti guadagnando due lire al giorno in media! Anche quelli non piacciono. La tecnica sopratutto. Tutti gli sforzi per fare vivere questa persona nella sua atmosfera e mostrare la poesia del sangue della carne con i suoi riflessi con la poesia dei chiari degli scuri delle velature per loro sono dei baffi gialli verdi rossi. E ridono, ridono gentilmente. Tutte le signore si credono delle Veneri e tutti gli uomini degli Adoni. Il soffio di coltura che il secolo passato à gettato su tutti, e che i tempi logicamente vogliono dà a tutta questa gente l'ardire l'audacia di parlare e discutere. Tutti sono stati a teatro, tutti hanno veduto un'Esposizione, tutti hanno letto qualche cosa dunque? perché non possono discutere l'opera del drammaturgo, dell'artista, del letterato! Che mondo di scimmie! Ho veduto la casa di qualche borghese! È proprio la frenesia, la libidine di darsi l'aria dell'aristocrazia detronizzata e defunta! Quanto tempo ci vorrà per nobilitare tutti questi bottegai? lo credo che i posteri rideranno di noi! E pure è fatale questo passaggio! È stata fatale la rivoluzione Francese e sarà fatale un nuovo Rinascimento mah! purtroppo quest'osso lo rosicchiamo noi! Beato chi verrà? Cambiamento di scena! Ho venduto per 100 lire otto lavoretti buona parte dei quali avrei gettata via distrutta per la loro nullità. In cornice però facevano una figura graziosa... molto per 100 lire poco per la mia coscienza artistica. Cosa dovevo fare? L'ho presi. Domani avrò qualche lira e tutto sarà sfumato! Ma avrò colori e quindici o venti giorni di calma innanzi a me! Voglio lavorare. Che sia vero quello che dice Valeri che il mio scoraggiamento viene dal non ricavar danaro dalla mia opera? Forse è giusto! Il Sig. Chiattone m'ha prestato un libro su Segantini di Primo Levi! Non ho ancora finito ma non so cosa scrivere, tanto mi commuove l'opera, la vita, l'anima di quel grande! Trovo giustissimo - perché la provo io nel mio piccolo - l'effetto che in Segantini produceva la solitudine - Beata solitudo sola beatitudoì Le macchiette l'ho vendute al Sig. MinentiMonforte 46. 5 aprile 1908 Domenica. Tempo freddo piovoso ventoso... e nervoso abbastanza forte. Non ho voglia di lavorare assolutamente. Mi sopraggiunge una nuova cosa. Alla fine del mese mi tocca di lasciare la camera. Forse andrò da mammà ma ho paura di non resisterci... Come farò a trovare l'energia di muovermi dal centro per la campagna? Non ho voglia di scrivere. Ho venduto il quadro Meriggio (Campagna Romana) al Sig. Gabriele Chiattone per riproduzione. Ho preso 80 lire. Non ho altro da dire se non tedio tedio, tedio! 1 2 aprile Settimana degna d'un mollusco o d'un crostaceo. Apatia e ozio. La mente lontana da Dio, però buio. Quasi tutti i giorni da lei. Qualche buon momento ma nessun progresso. Dice che non l'amo. È vero? E lei? Ieri sera l'ho trovata ancora diversa dal mio sogno e ho visto ancora impossibile qualunque unione. Credo chimera qualunque trasformazione. Ora non resisto molto - anzi nulla - alla tentazione di vederla causa l'ozio in cui mi trovo ma quando lavorerò mi staccherò meglio e avrò più serenità nel giudicarla. Ieri sera pensavo che è un errore e poco saggio voler applicare il proprio ideale ad una donna o ad un uomo che la vita ci mette vicino. Impossibile assurdo, a meno che non vi si possa dedicare ogni attività... Ma non vi credo. La donna non è che uno strumento (e così l'uomo) per conoscere o avvicinarsi a Dio per mezzo dell'amore. È come pretendere la divinità nel sacerdote perché egli inizia nella scienza di Dio. All'uomo è dato solo lo approssimarsi mai il raggiungere. Bisogna dunque essere tanto saggi da accontentarsi e godere nella donna quella minima parte che noi vediamo approssimarsi al nostro sogno. Il resto bisogna aver il coraggio di non vederlo e sopratutto non pensarvi. La maggior parte degli uomini non hanno bisogno nemmeno di questo. lo, con lei, se voglio aver la pace e la mente libera per pensare alle mie belle cose devo cambiar modo d'agire. Con lei ho amato la prima volta, saranno dodici anni! Posso giurare che estasi più care non ne ho mai provate. La prima donna baciata in un bacio che mi è impossibile descrivere è stata lei. Questo e altre cose avvenute in seguito a distanza d'anni mi hanno fatto di lei una creatura carissima e posso dire di non trovare nessuno al quale io sia ora affezionato come a lei. Rivedendola oggi ho creduto di poterla amare ed essere amato e conoscendola, quanto io posso conoscere una donna, credevo che la sua anima avesse bisogno ancora di me. Ho tentato la prova. L'ho osservata. Cosa ho trovato? Sinceramente ho trovato che ho per lei tutte le diffidenze che ho sempre avute per ogni donna. Che ogni giorno io trovo in lei lati manchevoli che credo impossibile cambiare data l'indolenza del suo carattere. Credo difficile se non impossibile suscitare in lei un'attività qualsiasi che la tenga presente a se stessa e in armonia con l'Ideale mio. Inoltre sento che a giorni di affetto, subentrano giorni di indifferenza da parte mia o meglio giorni in cui la constatazione di una sua manchevolezza vince ogni mio entusiasmo e sento di demolire tutto con la mia critica. Sento inoltre che vado da lei spinto dalla noia dell'ozio come, se ne avessi l'abitudine, andrei in un caffè o con degli amici. Sento che se lavoro ho meno bisogno di vederla e che lavorando e sentendomi migliore, l'unica cosa che provo è il dolore di non poterla veder cambiata. Infine e questo è il più grave per me e per lei, alle volte credo che una relazione con una donna buona e cortese mi staccherebbe da lei. Ho pensato e ho osservato anche questo: mentre il suo corpo mi suscita continue armonie si che ad ogni movimento sento la spinta a disegnare; sensualmente, appena mi sfiora, ed è proprio la mia virilità di 25 anni che risponde: credo che con un po' più di stanchezza o altro, non risentirei nessuno stimolo ad amarla fisicamente. È però vero che da questo lato abbiamo fatto dei progressi notevoli e che in questi ultimi tempi ho sempre più compreso il suo fisico. Questo lo credo un sintomo /Sanc/r/naydell'eccessive voluttà datemi da Zomtremo (mai con nessun'altra donna provate), vera Giunone. Provo con lei quello che ho osservato altre volte: tutta la mia ammirazione intellettuale e artistica va a detrimento dell'amore fisico. Perché? Pure questo è un lato che mi piace perché visti i progressi che intuisco continui, vi sarebbe in me per lei un perfetto equilibrio tra il desiderio sessuale e l'entusiasmo intellettuale e artistico. Credo che questo continuo spirito di analisi che non mi dà tregua finirebbe con l'annoiarla e glielo ho detto. Dice di no, ma io dico di sì. A me sarebbe impossibile una volta stretto un legame seriamente, rinunciare a quella continua limatura morale che è la mia critica... dunque? Concludo. Il torto non è né suo né mio. Ho fatto male io - da quell'imbecille sentimentale che sono - a riparlare d'amore e di legami quando dovevo aver capito che dodici anni ci hanno modificato in senso inverso. O forse lei è rimasta come allora ed oggi non basta più per me. Dunque bisogna ch'io abbia la forza di prendere da lei quel tanto di buono che mi può dare; disegnare, far passeggiate, continuare come abbiamo cominciato. Non dimandare progressi, sviluppi cambiamenti... miracoli. Volerle bene e attendere che tutto finisca. Devo assolutamente cavarmi dalla mente qualsiasi vita in comune. Con tutte le osservazioni fatte è impossibile. 19 aprile 1908 Giorno di Pasqua. Tutta la città agghindata e con la scritta in fronte che oggi pranzerà meglio. Cielo nuvoloso e piove a tratti. Ho lavorato tutta la mattina abbastanza bene. Mi sembra di progredire nella meccanica del pennello. Che materia terribile il colore. Sono tornato da Previati e abbiamo discusso un paio d'ore. Quanta esperienza e che buon'anima! M'è tornato l'assalto di dipingere qualche idea. Ho fatto di memoria un paesaggio piovoso ma credo che non l'ho potuto osservare abbastanza intitolato "Sera d'aprile." Se dipingo di memoria mi sembra di divenire uniforme e poco profondo. Inoltre non lavoro con quell'ansia come quando sono sul vero. Ho osservato però che il lavoro ha una superiorità sintetica e permette di far risaltare il pezzo sul quale s'impernia la forza emotiva il soggetto. Ho fatto un bianco e nero del soggetto per un quadro: Giardino chiuso ma non ho concluso nulla. Sento però un certo appagamento dell'aspirazione poetica. Mi sbaglio? Che progredire lento! Segantini alla mia età era già in vista. Con lei nulla di nuovo. Non arrivo a spiegare la mia debolezza in questo. Mentre in casa, qui, scrivo delle vere requisitorie su lei, quando poi le son vicino, mentre il mio occhio scopre le manchevolezze il mio labbro pronuncia parole dolci e sinceramente. Inoltre, in casa, con altri, la trovo addirittura imperfetta; se invece siamo soli e specialmente in istrada torno a sperare perché ritrovi in lei dei modi di sentire squisiti, dei giudizi alti che dimostrano per quanto ella sia ignorante la sua perspicacia e la sua intelligenza. Quello che vedo in lei indiscutibile è la prontezza nell'afferrare le idee più avanzate (e la prontezza sua mi pare sincera) mentre la sua coltura è assolutamente inferiore. Dunque è tutto un terreno fertilissimo lasciato incolto e perciò inselvatichito e aspro. Posso io esserne l'agricoltore? 25 aprile 1908 Ho passato due notti agitatissime piene di smanie di sogni. Non posso negare che questo è l'effetto dei due libri con illustrazioni di Aubrey Beardsley che ho nelle mani da due giorni. Uno è una specie di monografia su di Lui di Arthur Simon, l'altro è una raccolta di scritti letterari illustrati dall'originalissimo artista. Quello che ho letto su Lui mi ha fortemente scosso. Le sue illustrazioni mi hanno mostrato tutta la mia inferiorità non solo nella forma, ma nell'energia necessaria continua ininterrotta della testa guidatrice della mano. Confesso che da diverso tempo ho sempre più la netta sensazione che la mia mano non ubbidisce la mia mente che qualche cosa (quanto originale non so) comincio a vedere nel caos delle idee e delle forme, lo dico questo a 25 V2 e Beardsley moriva a 26 celebre disegnatore musicista scrittore, poeta! Trovo in questo artista una potenzialità che Previati mi consigliava a raggiungere con queste parole: Si abbandoni bisogna abbandonarsi il più possibile. A me manca completamente questo. Il timore - o meglio la paura - di non disegnare e chiaroscurare e colorire bene (cioè secondo tutto ciò che la coltura la tradizione e l'insegnamento mi hanno inculcato) ecco il grande impaccio a sciogliere le ali. Lo studio costante del vero, la coscienza della mia inferiorità nel riprodurlo in confronto a come lo vedo, il non aver mai lavorato di fantasia fanno sì che le poche idee venutemi sono rimaste lettera morta per la paura di eseguire male. L'incertezza più grande mi domina: se vedo un soggetto come m'è accaduto per il Giardino chiuso non so come eseguirlo: ad olio? a penna? a pastello?... Si potrebbe essere più meschini? È il terrore della materia che mi soffoca. 13 maggio 1908 Diciotto giorni che non segno niente. Si chiama questo tenere un diario? Lavoro abbastanza (molto?). Ho cominciato una réclame per la ditta Bertoni di mode. Lo faccio allo stabilimento del Signor Chiattone. Vi ho lavorato con molto entusiasmo dalla mattina alla sera ma ora ho dovuto sospendere perché non è pronto il vestito della modella. Vorrei fare una cosa preziosa, accurata piena di piccoli dettagli che dessero ricchezza all'insieme. Ho disegnato con cura la prospettiva che si delineerà dietro la figura e con molta cura ho studiato le figurine del fondo. Piacerà? Il Signor Chiattone mi seconda con entusiasmo e mi lascia fare ma temo non piaccia alla ditta. Vedremo l'ho cominciata sotto l'influenza di Beardsley ora l'ho interrotta come la continuerò. Ho consegnato oggi al Sig. Chiattone un paesaggio fatto queste mattine. Ho preso 20 lire... Sono rimasto abbastanza contento. Paesaggio abbastanza fresco e capito in molte cose - molto più padrone del pennello e ho goduto nel modellare il primo piano mentre prima lo lasciavo sempre da fare. Ho cominciato il quadro con la Ines per il concorso. Non è nulla di nuovo purtroppo è anzi un motivo che mi è stato rimproverato di ripetere troppo e difatti voglio che questo quadro riassuma e chiuda il periodo passato. La réclame della quale parlo sopra interamente eseguita e pensata lontano dai modelli porterà i suoi frutti nello slegarmi da tante paure e reticenze. Il quadro che farò presentemente pur facendolo interamente sul vero sarà il tratto di unione con un'altra maniera lo sento; non so come, quando, ma sarà. Ho appena cominciato a disegnare. Ho preparato la tela per un paesaggio per un altro concorso ma non ho ancora trovato nulla. Dal primo del mese mi trovo in casa di mammà lontano da quell'antipaticissima padrona e mi trovo abbastanza bene. In quella casa ho finito un autoritratto che mi lascia completamente indifferente. Sono stanco e non ho alcuna idea. Nessuno mi scrive con lei passo delle buone ore. Morale relativamente alto. 28 maggio 1908 Altri quindici giorni sono passati senza che io abbia sentito il bisogno di fermare un'idea. Il perché non lo so. Forse il non aver a portata di mano il libro m'impedisce di tirarlo fuori più spesso. Del resto a che prò? Anche quello che scrivo adesso lo scrivo svogliatamente. Cosa faccio? Lavoro? Non lo so. Se lavorare si chiama eseguire qualche cosa forse lavoro ma se si tratta di scoprire nuove vie mentre la mano agisce, chi lo sa? Sono in uno stato d'animo curioso. Constato in questi giorni un certo progresso nella mia abilità e anche nella mia attività. Questa facilità mi dà una certa freddezza nell'emozione... È possibile? Non so se quello che faccio lo faccio sinceramente. Se l'abilità che constato dipende da un progresso o da un rallentamento della mia critica. La libertà di cui godo questi giorni: l'aver potuto piantare tre lavori; la stima e le lodi che il Sig. Chiattone mi prodiga; la pace in famiglia qualche piccolo guadagno facilmente ottenuto; un nuovo ardore che sembra vivificare il nostro affetto... questo complesso di buoni numeri mette forse in diffidenza e mi fa aver la paura sorda muta di dormire su gli allori... E quali allori! Alla mattina m'alzo alle sei o poco prima o poco dopo. Vado subito in campagna dove preparo gli studi per un paesaggio alto 90 cent, lungo 1,50. Faccio dei piccoli disegni a parte dopo aver gettato l'insieme di forma e colore sulla tela. Mentre l'abbozzo si asciuga io preparo i particolari. Quello che provo in questi lavori è l'incertezza se la commozione che mi ha suggerito il quadro ha esistito; o se è stata abbastanza sincera e forte e originale da decidermi a prendere la tela. Curioso a chi mi domanda cosa faccio presentemente alla mia mente. Non corre per rafforzarmi l'idea o la visione che mi ha spinto come mi sembra corresse altre volte, rispondi non saper nulla e infatti non so nulla. L'unica speranza che mi guida è che andando avanti quello che faccio divenga forte e originale e che gli altri possano vedere quello che io purtroppo non ci vedo. Che sia questa la preoccupazione perché so che i due quadri che faccio vanno all'Esposizione al concorso e tutti mi sussurrano che ci vuol roba interessante interessante interessante? Al paesaggio ci lavoro fino alle dieci o poco meno e l'unica consolazione di questi giorni è stata la resistenza che ho avuto a disegnare per tre ore in piedi appoggiato alla mano sopra un foglietto poco più grande d'una cartolina con una certa energia e coscienza. Ma nel paesaggio è nulla. In esso mi ci trovo a mio agio un pochino... è nel quadro che riprendo alle 1 1 dopo un'ora di riposo, con la Sig. a Ines che non mi spiego la mia incoscienza. L'ho veduto chiaro; l'ho sognato argenteo l'ho dipinto rosso!!! Ora lo vado riprendendo ma non ci capisco nulla. Preparato il disegno con disinvoltura, disegnati i particolari con svogliatezza estrema. Veduta la figura, mi sembra, realisticamente (per quanto a me rammenti sempre una certa figura ideale) disegnata in tale modo da rammentarmi Previati. Per fino nel colore del viso per orami rammenta Previati. Forse dipenderà dall'abolizione delle lacche e facendo uso di solo vermiglione. Cominciata con la finestra vuota soffermandomi sul particolare (meschino forse) d'una finestra a persiane rosse della casa di fronte con vasi sul davanzale e interno, ora cambiato tutto messi i fiori su la cassetta del davanzale coprendo così la finestra di fronte. Mi dimenticavo di dire che la figura la vo cambiando ancora tornando verso quella che a me sembra realtà. Perché questo? Forse per la vicinanza d'una donna giovane per la quale nutro affetto? Non mi sembra. Vasri bisghi ge teona tuma o totlso bseno a taba et tovasa? [Forse perché ci diamo l'uno a l'altra prima o dopo il lavoro?] Forse e questo ma alle volte mi sembra di no. L'idea direttiva dovrebbe esserci stata una qualche volta. Vedrò fra qualche giorno e cercherò di fare attenzione, lo non so nulla, non so il titolo, non so nulla. A questo quadro ci lavoro fino alle due e anche più, ma cosa anche questa che mi è accaduta rare volte passato il momento dell'effetto di luce non so più cosa fare e rimango lì con la tavolozza in mano stanco avvilito, nervoso. Dopo questo stato d'animo mi subentra una noncuranza, una dimenticanza, che a dir vero avevo anche con la Sig. Massimino. Invece di rimanere perplesso, infiammato, accecato dal mistero fino allora intravvisto e dal quale mi ritraggo deponendo i pennelli, io resto invece calmo stanco come un buon impiegato che depone la penna. Tutt'al più penso che non va. Dopo ciò otti fatli coeggea gam tie. [alle volte giaccio con lei] Se è questo che mi rende così perché. Perché devo essere così stupido da non poter funzionare con gioia, entusiasmo, senza disprezzi e paura nell'arte e nella Vita? Però e lo riconoscerei francamente non deve essere lì la causa principale. Mi sembra anche che ora lavorando non faccia che diluire quel poco imparato e di perdere in vigore quello che ho acquistato in rapidità. Il quadro (1,70 X 1,50) è già abbozzato in una seduta. Oggi dopo tre o quattro è ad un punto tale che devo già cominciare a particolareggiare... Insomma non capisco più nulla. Ho paura di ripetere sempre gli stessi colori e per ciò mi sbrigo di più. Alle quattro pomeridiane ho un altro lavoro il ritratto del figlio del Signor Chiattone, all'aria libera. Anche qui constato la stessa stanchezza e svogliatezza. Vedo forse con più entusiasmo ma riproduco male il pennello va svogliato sulla tela. Sempre quei veronesi sempre quei cobalti sempre quei rossi mi sento un po' stanco perché? perché? Anche adesso scrivo svogliato, calmo, indifferente! Non godo non soffro. Ho letto un bello studio su Turner di De La Siseranne. Cosa sono io? Eppure spero sempre ridicolissimo verme. Di lei dovrei parlare ma non ne vale la pena siamo sempre lì e poi dopo i quadri è meglio non parlar più e dormire. 15 giugno 1908 Oggi ho finito la réclame. Sono abbastanza contento. Vi ho lavorato con costanza. Tralasciata e ripresa m'accorgo di non aver rallentato le briglie all'energia che negli ultimi giorni. Ho imparato che il più difficile in un lavoro è il mantenersi fresco cominciando e finendo. E la fine forse è ancora più difficile. Tutte qualità inferiori dell'individuo lo assalgono ferocemente verso la fine sempre più incalzando approfittando vilmente della sua stanchezza. È il momento in cui si comincia a tirar via per finire presto. Si comincia la lotta. Sentiremo se la réclame piacerà. Tutta la gente trova brutto il viso. Forse anch'io ma certo nel senso opposto. Il Signor Chiattone che s'interessa veramente di me mi ha venduto il quadro Lo specchio della primavera. È la prima volta che prendo tanto di un quadro. Inutile dire se questa somma mi mette un po' a posto. Nulla ho fatto per me salvo un paio di scarpe magnifiche da contadino pagate 8,50. Ho comprato un meraviglioso cavalletto di noce enorme bellissimo! Lire 20 e ne varrà più di 100. Me lo san lavato e me lo lustrerò con grande amore. È perpendicolare e a manovella. Sono felicissimo. È venuto a Milano per Delagrange il Signor Giannetto Bisi marito della Signora Adriana Fabbri. Ha voluto parlarmi e star con me per dimostrarmi che nulla ha contro di me e che ha sbagliato trattandomi freddamente a Padova. È venuto a prendermi da Chiattone e abbiamo parlato o meglio io ho parlato molto un po' perché (anzi molto) perché sono chiacchierone e appena vedo una persona un po' come si deve intellettualmente spiattello tutto quel che vo ruminando da mesi; un po' perché ho avuto la debolezza di voler dimostrare qualunque argomento si fosse che non ero un coglione. Debolezza della quale non risalgo le origini ma che io deploro con la certezza di ricominciare domani. Difatti parlando su parlare molto o poco lui mi disse che ora lui conosceva meglio me che me, lui. Sarà? Sono un imbecille? Faccio male? Eppure sento che non cambierò. Sono un voluttuoso della frase e amo costruire in periodi il mio pensiero (e cerco parlar bene e chiaro) e amo sentir la mia voce. Mi pare che il silenzio con una persona vicina mi opprima. Pure non mi addoloro per questo. I miei due quadri procedono abbastanza regolarmente. Il paesaggio non solo mi diverte di più e fatico meno a farlo ma mi piace di più e sono più certo di quello che faccio. Il quadro dell'Ines invece mi lascia in forti dubbi. Temo debole la struttura. La cara amica e sempre buona è paziente abbastanza. Ora siamo un po' urtati ed io stranamente mi sento bene pur non vedendola. È sempre troppo chiusa e troppo caparbia. Sono troppo pieno dei miei ideali per essere preso molto. Sento che partendo, oggi, non ci penserei più. Chi sa domani? Sono in periodo di lavoro e di calma. Grazie al Signor Chiattone la vita scorre senza molti disagi e mi permette di finire i miei quadri. Non leggo non scrivo a nessuno e debbo anche dire che penso poco. Quando lavoro mi succede sempre così. Avanti. Prego la Gran Madre di darmi il coraggio l'energia l'amore di continuare a studiare e conoscerla sempre più umile, amoroso sincero sì che dalla mia opera si veda non pretenzione ma umile adorazione. Ho conosciuto un signor Marioni Corso Vittoria 36 incisore mi presta i torchi per istampare acqueforti. Gentilissimo, buono, ma ignorantissimo e, assolutamente refrattario ad ogni manifestazione d'arte. La sua passione che me lo aveva fatto credere un [convinto ma un modesto iniziato non si limita altro che alla materialità della stampa. Per stampare copia qualunque porcheria. Non vede che il lato commerciabile e basta. Milano 19 giugno 1908 Sono stato ieri da Gaetano Previati. Mi ha accolto con un sorriso che non mi sono saputo spiegare. Temo di annoiarlo o seccarlo. Mentre la prima volta abbiamo parlato molto ieri solo un'ora e mezza. E poi mi sembrava di tanto in tanto che desse alla voce un'intonazione che volesse significare: Ed ora vattene... Difatti quando io Gli dissi: forse lei deve lavorare io me ne vado, Egli si alzò e disse sì adesso riprendo qui... Mentre stavo per andarmene mi son fatto mostrare dei quadri e allora abbiamo ripresa la discussione. Abbiamo parlato di tutto in pittura. Attacca quasi tutto e sempre ho trovato giusto o quasi. Avevo pensato anche io così. Parlando di Mascagni lo attaccò con violenza ed aveva ragione. Disse che gli faceva compassione il vederlo in giro affannarsi col ciuffo mentre poi aveva del vero una concezione così balorda da dare ai suoi melodrammi la forma volgare e sconclusionata che hanno. Parlò dell'Amica e capii che si basava sulla concezione Wagneriana del melodramma. Anzi disse che anche Wagner cadendo nella visione del Lohengrin sul cigno di cartapesta aveva dato una prova poco bella del suo senso plastico e pittorico, lo gli feci osservare che il Lohengrin nulla o poco ha a che fare con la vera Opera Wagneriana e che è come una prima maniera. Ne convenne. Insomma riportai un'impressione d'una mente universale che sottopone tutto alla visione estetica che si è formata, lo mi son visto come sempre cretino e piccolo ignorante. Gli ho chiesto poiché lui parlava di Beethoven dove a Milano andasse a sentir musica ed egli mi disse che l'unico modo è di aver qualche amico o conoscente che suoni. Uscendo, egli mi condusse sino alla porta, udii che da una camera chiusa uscivano delle note di pianoforte finsi non accorgermene ma fuori mi prese una certa tristezza. Cosa ci voleva per offrirmi un po' di musica? Perché non lo ha fatto? Perché non mi dice mai: si faccia vedere, venga a trovarmi? Dunque lui non vede in me nulla d'interessante di promettente! Non mi crede degno della sua attenzione! Ed io che vado a mendicare un'ora della sua conversazione! È triste! Milano 27 giugno 1908 Quello che temo di tutti e con tutti è verità. Quello che prevedevo accade. Il Signor Massimino che mi aveva offerte diversi mesi fa dieci lire dicendomi poi che si avrebbero compensate con un lavoretto me le ha chieste... perché aveva sentito del guadagno delle 200 lire, lo le ho restituite facendogli notare l'effetto che mi faceva questa sua azione. Pensare che gli ho regalato un ritratto della Sua Signora di m. 1 ,80 X 1 ,50!! Il Signor Chiattone poi (il Mecenate) dopo avermi fatto fare il Manifesto per le Sorelle Bertoni dicendomi di fare assolutamente di testa mia; che voleva uscire con un cartello con la mia impronta; che non mi preoccupassi di nulla ecc. ecc. - ora che il cartello è fatto e non piace perché (dice lui) sono degli asini e dei mascalzoni... non me lo vuol pagare... Di 1 50 lire me ne ha anticipate 70. Avendogli fatto notare che da come eravamo intesi lui doveva pagare ugualmente si venne ad un accomodamento: poiché io non volevo saperne di correzioni lui mi levava dal mio avere lire 32 equivalenti le quattro giornate di paga che il suo pittore avrebbe impiegato per farne un altro. E pensare che io ci ho impiegato un mese e mezzo!! La cosa era già meschina ma ora è peggiorata. Avendo io ceduto di ricominciarne un altro, solo per fargli piacere, oggi mi ha buttato il laccio dicendomi che lui non pagava fino a tanto che il cartello non fosse andato bene. Così ora mi trovo legato in modo che non prendo un soldo. Se non farò un manifesto a suo modo. Il che significa fare una porcheria solenne. Ricomincierà così una serie di giornate di lavoro senza entusiasmo irritante volgare, con la paura di non essere pagato ecc. ecc. E questo che si ergeva a Mecenate! Così questi ultimi giorni in cui mi abbisogna tutta l'energia e la calma per continuare i due lavori del concorso il Mecenate mi getta sulle spalle lo schifoso fardello d'un lavoro commerciale con la minaccia di non pagarmi. E siccome ho fatto la corbelleria (come fare diversamente?) d'illudermi di aver con lui un buon sostegno, ho trascurato le conoscenze e la piazza insomma ed ora in questi mesi di stagione morta mi trovo nelle sue mani. Oggi non mi ha dato i denari per le cornici. Doveva anticiparmeli e non li aveva: forse era vero. Lo osservavo e gli scoprivo il temperamento gretto, ignorante, spilorcio nella sua paterna bontà, che avevo intuito. Mi consola che questa volta il colpo non mi coglie al cuore come mi avveniva una volta. Prevedevo! m'aspettavo la volgarità immancabile nelle relazioni umane l'attendevo giorno per giorno! Ed è venuta! Ed è venuta ora che non guadagno, che ho finito i soldi, che tra due giorni scade l'affitto e via dicendo! Mi viene a dire che un sacco di gente dice male del manifesto... e fino a ieri ne era entusiasta! Dice che la gente non capisce una roba così alta, che devo scendere, che fare come Beardsley non piace!... Ignorante! e non capisce che già scendo a discutere con lui. Non so come andrà a finire. I miei lavori a dispetto di tutti mi pare che vadano abbastanza bene. La testina della Ines e altre cose sono soddisfacenti ancora tredici giorni poi tutto sarà finito. Il paesaggio mi pare più forte. Mi pare di averci messo tutto quello che potevo. Eppure non poteva fare di più perché vedevo di più. Sopratutto come pittura come fattura ed anche come composizione e sentimento. Sento però che pur non vincendo non saremo in molti a dipingere così. Vedremo. Prego la Gran Madre di darmi in questi ultimi giorni la forza e l'amore per continuare sinceramente e serenamente fino all'ultimo. Con lei passo delle belle ore e confesso che ne ricevo qualche consolazione. È buona la cara creatura, anche nella sua caparbietà, nella sua sbadataggine di eterna sciamonnona. Sembra che mi ami e questo pensiero mi fa molto piacere. Strano questa sera non so parlar di lei che pure è così amabile in questi giorni - a un'altra volta. Martedì 28 luglio 1908 Ormai posso dire di non iscrivere più nulla. Quante cose in questo mese! Quanti peccati! Che anima violenta e irreligiosa ho mostrato a me stesso! I quadri inviati al concorso. Indifferenza generale! Qualche rarissima lode, fredda e forse dettata dalla convenienza. I giornali indifferenti o ne parlano come d'una perfetta nullità! Lo merito? lo non discuto i lavori ma nessuno s'è accorto delle intenzioni. Quasi tutti han giudicato con un senso pittorico vecchio o convenzionale. Nessuno s'è accorto se guardando i miei quadri vi si vede una nota diversa dagli altri personale come intonazione e come visione. Non han visto nulla. M'hanno dato del freddo, del monotono, dello stentato e dire che dei meglio quotati, quasi tutti, io ne vedo tutto il trucco, tutta la convenzionalità, l'assoluta mancanza di ricerca. Ma mi sbaglierò? sono veramente stentato e debole? Ho letto oggi di un letterato Ginevrino morto sconosciuto o quasi, Federico Amiel, questo giudizio di G. B. Marchesi. "La sua sempre vigile analisi interiore gli impedì, uccidendo la sua spontaneità, di affermarsi nelle arti d'immaginazione, e si rassegnò con nobiltà alla sua impotenza d'espressione!" Devo rassegnarmi anch'io? È orribile eppure temo sia così di me. Non per nulla Previati mi diceva: "Si abbandoni, si abbandoni." Federico Amiel scriveva nel 1870 di se stesso: "Rassegnati all'inevitabile, fa come il grillo la tua preghiera della sera. Spegniti senza rumore quando il Padrone della vita soffierà sulla tua impercettibile fiamma. Ogni zolla è composta di miriadi di vite sconosciute. Gli infusorii non si avvertono se non sono dei milioni di miliardi. Non ribellarti contro il tuo nulla." È questo il mio destino? È possibile ch'io debba soccombere io che mi martello tutto il giorno per fare che la mia vita la mia arte si prostrino sincere alla Natura e che quelli ch'io vedo giocondi ben vestiti felici (almeno mi sembra) debbono vincere? Tutte le mie speranze debbono svanire così? E cosa farò nella Vita? 24 agosto 1908 Volevo scrivere invece ho letto quello che ho scritto nelle prime pagine. Con lei sono allo stesso punto; ho guadagnato pochissimo terreno. Da 1 5 giorni non ci vediamo, lo non mi muovo. Sono così malandato che non ho segnata una data memorabile. Finalmente ho potuto comprare un torchio per acqueforti. Sono felice. Fra un mese si cambia casa. Cosa succederà quando le starò vicino? Sono sempre indeciso se le voglio bene o no. Certo che se lei non verrà a me io non andrò a lei. La mia dignità non mi permette di avere una donna che è d'altri. Basta! D'arte non ho forza a parlarne. Dubbi atroci e paure continue. Leggo Fontanesi di Calderini, ho letto la Principessa di Belgiojoso. Opere vendute Al Cav. Minetti del "Touring Club" via Monforte 46 otto impressioni di paesaggio. Due a pastello e una marina fatta a Venezia abbastanza studiata. Lire 1 00 Al Signor Gabriele Chiattone un paesaggio fatto a Roma ed esposto: "Meriggio" a Lugano. Lire 80. Buono. Al Signor Soldati Dott. Silvio via Mascheroni un paesaggio "Lo specchio della Primavera" fatto a Roma. Ora a Lugano. Lire 200. Eseguito con molta coscienza ma non riuscito per mancanza di fioritura dell'albero centrale causa il gelo, e i colori ordinarissimi comprati causa miseria o poca energia. Al signor Innocenzo Massimino del "Touring Club" un ritratto alla sua Signora gratis pagate solo le spese 180 x 150. Molto lavoro coscienzioso (mi sbaglio?) ma incerto nella riuscita.